Enrico Pieranunzi fa vedere, al folto pubblico della Casa del Jazz, le note di copertina scritte a mano da Chet Baker per l’album Soft Journey. Siamo nel 1980 e quel disco (cui partecipò Maurizio Giammarco) documenta l’incontro tra il celebre trombettista americano (51enne) e tre giovanissimi jazzisti italiani pieni di talento, coraggio, idee: il pianista e compositore (29enne), Riccardo Del Fra al contrabbasso (23enne), Roberto Gatto alla batteria (20enne). La loro vita, dopo le esperienze anche live con Chet, prese un diverso indirizzo e quell’album (discograficamente sfortunato) segnò l’inizio di un’alta stagione del jazz italiano, gli anni ’80 della «nuova onda».

Non è questa una lezione di storia ma il racconto di un concerto che il 24 sera ha concluso alla Casa del Jazz, con una signicativa e artisticamente riuscita «réunion», una quattro giorni dedicata al 17° compleanno della struttura capitolina. Il 21 aprile 2005 l’allora sindaco Walter Veltroni inaugurò quel luogo, un bene requisito alla mafia (era l’abitazione del cassiere della banda della Magliana) e destinato ad uso culturale e pubblico: ancora oggi all’ingresso si possono leggere i nomi delle vittime della mafia. La Casa del Jazz – da tre anni parte della Fondazione Musica per Roma – ha avuto vicende alterne ma, come ricordato dal direttore Luciano Linzi, è riuscita ad andare avanti e a proporre non solo concerti ma conferenze, iniziative didattiche progetti (anche se molto ancora ci sarebbe da fare).

LE INIZIATIVE messe in gioco per il compleanno 2022 lo testimoniano: il solo della pregevole violinista Anais Drago, il quartetto di Dario Piccioni che unisce il jazz ad altri linguaggi, i validi Storytellers di Simone Alessandrini e (dopo un percorso formativo di due anni) le Jazz Campus Kids + Junior Orchestras, organici di giovanissimi diretti da Massimo Nunzi (supportato da Silvia Manco e Cristiana Polegri), la presentazione del libro di Jonis Bascir Il jazz è morto!? (Arcana).

Il trio «réunion», immaginato da Linzi nel 2015 ma rinviato causa covid, ha sia raccontato il vissuto con Chet Baker che riproposto, in chiave attuale, composizioni di Pieranunzi, e brani amati – e suonati -dal «maestro silenzioso»: l’incantevole Night Bird (che Chet avrebbe incluso nel suo repertorio); Broken Wing (di Richie Beirach) dove il cantato è stato riproposto dal contrabbasso; la sinatriana I’m a Fool To Want You; lo standard I Remember You; My Funny Valentine (presente in Soft Journey, tromba e piano) in una versione ricca di trasformazioni; Beatrice (di Sam Rivers) usata come bis e prediletta da Baker per la bella melodia.

PIERANUNZI (appena uscito un suo Live at the Village Vanguard, Cam), Del Fra (dal 2004 responsabile del Dipartimento Jazz e Musiche Improvvisate al conservatorio di Parigi) e Gatto (didatta, sideman, leader di alto profilo) si sono confermati degli autentici maestri. La grande capacità tecnica è sempre stata al servizio dell’ispirazione e dell’espressività, in un gioco di interplay assolutamente paritario. Le dinamiche, la ricerca timbrica, la combinazione tra strumenti, i cambi di tempo… tutto ha dimostrato un’intesa sonora perfetta ed emotivamente compiuta, da degni allievi di quell’indimenticabile «poeta con la tromba».