Lavoro

Picchetti a rischio al tempo di Salvini. Ecco le denunce per blocco stradale

Modena Operai Frama, la Fiom sotto la prefettura

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 26 febbraio 2019

In seicento sotto la Prefettura di Modena per chiedere di cambiare subito il decreto sicurezza nella parte in cui si colpiscono gli operai in lotta per difendere il lavoro. Grande mobilitazione da parte della Cgil e della Fiom a partire da una piccola vertenza, che arriva dalla provincia ma che parla a tutta Italia. A Novi di Modena, 10 mila abitanti a nord del capoluogo, c’è la Frama Action, fabbrica di arredamenti per esterni che la proprietà (l’austriaca Hella) vuole chiudere per trasferire la produzione in Germania. «Crediamo fortemente in questa azienda italiana», era la promessa del 2016.

Tre anni dopo la serrata, con 21 posti di lavoro a rischio e, dicono i sindacati, nessuna valida ragione di bilancio a sostegno della decisione. Per salvare i posti di lavoro è partita una mobilitazione che ha portato anche al blocco dei cancelli dell’azienda, quando alcuni tir hanno tentato di lasciare i capannoni. Un picchetto per impedire una delocalizzazione come se ne sono visti tanti, ma questa volta l’azione è costata cara agli operai. Nove di loro, ha appreso la Fiom, sono stati denunciati secondo quanto previsto dal decreto sicurezza di Matteo Salvini con l’appena reintrodotto reato di blocco stradale, fino a pochi mesi fa sanzionato solo come illecito amministrativo. Una fattispecie di reato che si è velocemente trasformata in un manganello contro tutti i sindacati che lottano per il lavoro. Non solo la Fiom di Modena, negli ultimi mesi ad incassare denunce sono stati anche i sindacati Adl Cobas e Si Cobas, molto presenti nella logistica.

«I lavoratori non vanno denunciati, vanno ascoltati», ha tuonato il segretario della Fiom di Modena Cesare Pizzolla. «Questo è un caso emblematico. Un’azienda decide di chiudere senza ascoltare le controproposte del sindacato e la lotta dei lavoratori viene trasformata in un problema di ordine pubblico», ha spiegato il segretario regionale della Cgil Luigi Giove. «Quello che sta succedendo qui nelle prossime settimane potrebbe succedere in tante altre aziende – ha detto Michele De Palma della segreteria nazionale Fiom – . A dispetto di chi ha annunciato il boom economico noi iniziamo a vedere lettere di licenziamento e contratti non rinnovati. Le istituzioni devono sapere che non potranno essere neutrali, dovranno schierarsi con i lavoratori. E al governo diciamo: avete promesse leggi contro le delocalizzazioni, cominciate da qui».

Il messaggio è chiaro, per l’ala leghista che ha introdotto il reato di blocco stradale e per il Ministero del lavoro guidato dal pentastellato Luigi Di Maio, che aveva annunciato misure draconiane contro le delocalizzazioni. Nel decreto dignità qualcosa è stato fatto, spiega la Cgil, ma solo nei confronti delle aziende che incassano contributi pubblici. Tutte le altre possono aprire e chiudere in 75 giorni una procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attività.

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