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Piano Figliuolo a rischio: negli hub aumentano le rinunce ad AstraZeneca

Piano Figliuolo a rischio: negli hub aumentano le rinunce ad AstraZenecaOspedale di Baggio, Milano – Ap

Dopo la raccomandazione del governo a utilizzare il siero anglo svedese per gli over 60 Il commissario all’emergenza Covid: «Vacciniamo subito la categoria 60-79 anni, 13 milioni di persone»

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 8 aprile 2021

Astrazeneca agli over 60. Le regioni dovranno gestire un ennesimo cambio di passo della campagna vaccinale. Prima i tagli alle forniture, la pianificazione con il vaccino anglo svedese assegnato agli under 55, le «categorie professionali essenziali» da immunizzare prima e gli hub nelle primule. Quindi il passaggio al criterio anagrafico per le somministrazioni e lo stop and go su Astrazeneca. Ieri l’inversione di marcia con la decisione di evitare di iniettarlo ai più giovani.

Doveva essere lo strumento principale della campagna, da utilizzare in particolare per le categorie produttive, e si sta rivelando il suo anello debole. «Non ci sono casi di trombosi dopo la seconda dose – ha spiegato ieri il commissario Figliuolo alla riunione d’emergenza con i ministri e le regioni -. Apriamo da domani (oggi ndr) la categoria 60-79 anni ad Astrazeneca: circa 13 milioni di persone, 2 milioni dei quali hanno già avuto la prima dose». Ma il governatore veneto Zaia: «Né medici né pazienti si sentiranno tranquilli con la seconda dose di AstraZeneca». Alla fine dovrebbe arrivare solo la raccomandazione all’uso per over 60, mentre lo stop potrebbe riguardare le donne. Un provvedimento con le nuove indicazioni è stato annunciato dal ministro Speranza già nella serata di ieri: «Priorità agli anziani, il piano non cambia».

IN CAMPANIA hanno rifiutato il vaccino Astrazeneca circa il 35% dei prenotati: in molti si sono presentati con le cartelle cliniche alla mano per cercare di ottenere un siero diverso. In Piemonte le rinunce si sono attestate introno al 20% con punte del 25 a Torino, in Lombardia al 16%. Il problema sarà convincere la popolazione. A Genova ieri rincorsa alle prenotazioni presso l’hub di San Benigno dove si somministra il Moderna. «Rischiamo di avere vaccini che non riusciamo a inoculare perché la gente non li vuole – ha spiegato il governatore del Friuli Fedriga -. Purtroppo nella fascia 70-79 anni, abbiamo un’adesione del 50%».

11.634.253 LE DOSI di vaccino somministrate in Italia a ieri pomeriggio, pari al 74,7% della fornitura (15.568.730). In 3.539.230 hanno fatto anche il richiamo. L’Europa ha deciso di puntare sul più economico Astrazeneca, per noi erano previsti 5,35 milioni di dosi nel primo trimestre, 10,04 tra aprile e giugno. Invece finora la parte del leone l’ha fatta Pfizer – Biontech: abbiamo avuto 10.259.730 dosi dal colosso Usa, 1.320.400 da Moderna e 3.988.600 da Astrazeneca. Che ha già annunciato un nuovo ritardo: il 14 aprile arriveranno in Italia 175mila dosi e non le 340mila previste. Il 50% di dosi mancanti verrà recuperato tra il 16 e il 23 aprile. Su gli oltre 4,6 milioni di over 80, 4.004.126 hanno avuto almeno un’iniezione; rispetto al personale scolastico, 1.077.294 si è vaccinato sul totale stimato di circa 1,5 milioni; dei circa 6.056.000 nella classe 70-79 anni, hanno avuto almeno una dose appena 1.117.320. Tra i 20 e i 59 anni sono in 4.773.317 a essere stati immunizzati. Esclusi anziani e fragili, in 2.294.203 hanno avuto l’Astrazeneca.

NEI FRIGO DELLE REGIONI ci sono 2,6 milioni di dosi ma, almeno per Pfizer e Moderna, è necessario tenere la scorta per i richiami (a 21 e 28 giorni), mentre per il siero anglo svedese il richiamo avviene tra le 10 e le 12 settimane. In Campania, ad esempio, circa il 70% delle forniture Pfizer è destinato ai richiami degli over 80. Nella seconda metà del mese arriverà anche il monodose Johnson & Johnson ma per aprile la fornitura sarà di 400mila unità. Figliuolo ieri ha ribadito l’obiettivo di 500mila dosi somministrate al giorno entro aprile ma con gli arrivi previsti e le disdette il target resterà lontano.

AD APRILE si attendono 2,8 milioni di dosi Astrazeneca, 6,3 milioni di Pfizer, 400mila di J&J e 400mila di Moderna. Da maggio in poi, esauriti fragili e anziani, si dovrebbe ragionare in termini di massa (circa 36 milioni di dosi previste in totale). Somministrazioni in farmacia e sui luoghi di lavoro, ma bisognerà rifare i conti della distribuzione. In previsione della nuova fase, ieri è stato firmato da governo, imprese e sindacati il protocollo per vaccinare nelle aziende. L’adesione è volontaria per i datori di lavoro e i dipendenti, «a prescindere dalla tipologia contrattuale» incluso chi è in somministrazione. Se la vaccinazione verrà eseguita in orario di lavoro, il tempo sarà incluso nel turno. Nessuna responsabilità penale per i medici aziendali per eventi avversi; i costi di gestione a carico del datore di lavoro, allo stato quello dei vaccini. Si possono siglare convenzioni con strutture abilitate o avvalersi dell’Inail (con gli oneri all’ente).

SONO STATI 13.708 i nuovi casi Covid ieri in Italia su 339.939 test. L’indice di positività al 4%. Il numero di decessi è salito a 627. Calano i ricoveri: nei reparti ordinari meno 21 unità, il totale a 29.316; in terapia intensiva meno 60, 3.683 in tutto. In isolamento domiciliare 514.838 persone. La regione con più nuovi casi è stata la Lombardia (2.569) seguita da Piemonte (1.464), Campania (1.358).

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