Pianeta Terra, le sfide per una sostenibilità «esistenziale»
Percorsi In due libri recenti, uno sull'Antropocene di autori vari per Meltemi e l'altro intorno alla deforestazione uscito per Einaudi, affidato a John Reid, ambientalista ed economista, e Thomas Lovejoy, pioniere della biologia dei cambiamenti climatici, tutti i danni arrecati dalle attività umane
Percorsi In due libri recenti, uno sull'Antropocene di autori vari per Meltemi e l'altro intorno alla deforestazione uscito per Einaudi, affidato a John Reid, ambientalista ed economista, e Thomas Lovejoy, pioniere della biologia dei cambiamenti climatici, tutti i danni arrecati dalle attività umane
Nel XXI secolo l’umanità si è trovata a dover fronteggiare delle sfide epocali, tra le quali spiccano i gravi danni arrecati alla Natura. Alberto F. De Toni, Gilberto Marzano e A. Vianello hanno pubblicato per Meltemi un saggio intitolato Antropocene e le sfide del XXI secolo. Per una società solidale e sostenibile (pp. 125, euro 13.00). Antropocene è un termine coniato da Paul J. Crutzen (Nobel 1995 per la chimica) per definire l’epoca nella quale ci troviamo, iniziata con la moderna rivoluzione industriale.
CON LA PAROLA ANTROPOCENE si intende un momento nuovo per la storia della Terra, nel quale l’essere umano e le attività antropiche sono in grado di influenzare le dinamiche climatiche, chimiche, biologiche e geo-morfologiche del pianeta. Tuttavia, la nominazione di una nuova era geologica, che segnerebbe la fine dell’Olocene e dei 12mila anni di equilibrio climatico di cui ha goduto il pianeta dopo l’ultima era glaciale, è tuttora controversa.
L’IMPRONTA UMANA sull’ambiente si evidenzia in diversi settori. Quello di cui più si dibatte è il clima. Le emissioni antropiche di gas a effetto serra, causate prevalentemente dall’utilizzo di combustibili fossili stanno portando a una fase di riscaldamento complessivo dell’atmosfera. Mai nella storia dell’uomo si sono avute concentrazioni simili di CO2 (e di altri gas a effetto serra) e questa nuova situazione è ascrivibile alle attività antropiche.
Oltre al clima, l’impronta umana si vede anche nei cicli biogeochimici, dove le alterazioni apportate ai cicli di azoto e fosforo superano di molto la capacità del sistema Terra.
Tra i danni più gravi spiccano quelli legati alla deforestazione. Di John Reid, ambientalista ed economista, e Thomas Lovejoy, pioniere della biologia dei cambiamenti climatici, la casa editrice Einaudi ha recentemente pubblicato un saggio intitolato Sempre verdi. Salvare le grandi foreste per salvare il pianeta (pp. 296, euro 30). I due autori ci danno conto nel loro libro impreziosito dalle fotografie di Salgado, delle cinque grandi foreste che oggi rimangono sulla Terra, l’Amazzonia, la Taiga russa, la foresta boreale nordamericana, quelle del Congo e della Nuova Guinea. Sono gli ecosistemi più biologicamente diversificati sulla Terra – genetica, di specie e di paesaggio.
OSPITANO OLTRE L’80% delle specie terrestri di animali e piante, ma stanno rapidamente scomparendo. Circa 1,6 miliardi di persone dipendono da loro per i mezzi di sussistenza, inclusa protezione e riparo: offrono una serie di servizi vitali imprescindibili, quali la regolazione di parassiti e patogeni; il mantenimento della fertilità del suolo; la regolazione del ciclo del carbonio (cruciale per mitigare l’effetto serra e i conseguenti cambiamenti climatici), dell’azoto e del fosforo.
Negli ultimi 25 anni, abbiamo registrato una perdita netta, calcolata come bilancio tra distruzione di foreste esistenti (12 milioni di ettari, tra cui gran parte di foreste primarie) e creazione di nuove foreste) pari a 5,2 milioni di ettari l’anno.
I PAESI dove si concentra maggiormente il fenomeno della deforestazione sono il Brasile, il Congo, l’Indonesia e altri territoridella fascia tropicale. Dal 1980 a oggi sono state distrutte oltre 100 milioni di chilometri quadrati di foreste tropicali, quelle più ricche in biodiversità animale e vegetale. In America Latina e nel Sud-est asiatico la maggior parte della deforestazione è il risultato di attività agro-industriali, in particolare l’allevamento di bestiame in Amazzonia, l’agricoltura su larga scala e il disboscamento intensivo nel sud-est asiatico. Le foreste sono preziose anche perché hanno un ruo lo cruciale nella regolazione delle malattie, in quanto limitano l’esposizione e l’impatto di agenti patogeni, comprese le zoonosi (malattie trasmissibili, direttamente o indirettamente, da animali vertebrati all’uomo, come il Covid-19), limitando così le possibilità di propagazione di agenti patogeni dalla fauna selvatica alle persone. Quando la biodiversità è sottoposta a pressioni che ne riducono lo stato di salute, il servizio eco-sistemico di controllo e regolazione delle malattie è compromesso, favorendo la diffusione degli agenti patogeni.
Per la prima volta siamo consapevoli che le attività umane stanno causando un’estinzione di massa e che la biosfera del pianeta si sta modificando. La combinazione delle conoscenze e competenze di geografia fisica, umana e culturale costituisce la base per comprendere i processi dell’Antropocene e sviluppare forme di adattamento, soluzioni creative, nuove idee e nuovi valori per abitare il pianeta oggi.
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