La fotografia di un momento importante della band, catturato nel corso di una performance di novanta minuti e fissata su doppio vinile, cd e download. È The Event – Live in Lugano, il nuovo album live della Pfm in uscita il 19 maggio su etichetta Aerostella che proporrà in futuro altre performance «dal vivo» della band. Operazione divisa in sedici pezzi che rappresentano i vari momenti della lunghissima vicenda artistica della band nata nel 1972 con quello che è a tutt’oggi uno dei punti più alti e ispirati del rock e del pop italiano, Storia di un minuto, dove spicca Impressioni di settembre e il suo fraseggio al moog che travolge gli ascoltatori.«Da sempre – continua Di Cioccio – ma ancor più in questi ultimi anni, ci divertiamo a giocare elaborando lunghe jam session. Dal vivo c’è una linfa vitale che in studio non riesci a mantenere: ti rinchiudi per sei mesi – e spesso non mantieni la giusta spontaneità. Ci sentiamo come certi pittori surrealisti, noi facciamo della musica che spesso ci inventiamo sul momento».

La redazione consiglia:
Nel mondo della «grande corsa», l’utopia della Pfm«COL TEMPO – spiega Franz Di Cioccio, da sempre nel gruppo – abbiamo scoperto che abbiamo fatto bellissimi album live nei momenti in cui eravamo carichi. Dopo la pausa forzata della pandemia, abbiamo ripreso a suonare a ritmi vorticosi e volevamo fissare su disco un momento così particolare». Ma non è la sola ragione: a Lugano viene a mancare – per un impegno preso in precedenza – il chitarrista della Pfm Marco Sfogli, così la band ha pensato di invitare un giovane e straordinario chitarrista Matteo Mancuso, a cui si unisce nella serata anche Luca Zabbini, leader dei Barock Project. «Avevamo questa data a Lugano – spiega il bassista Patrick Djivas – e ci siamo messi alla ricerca di un sostituto. Abbiamo visto Matteo in concerto ed è stata una folgorazione. Così gli abbiamo proposto di suonare per… una sola data. Impressionante: in tre giorni ha imparato tutto il repertorio e lo ha fatto da musicista meticoloso qual è. Ha 25 anni ed è considerato, a livello internazionale, uno dei più grandi talenti del mondo». Dalla Carrozza di Hans al Banchetto, passando per Harlequin e l’immancabile Celebration, i fan sono accontentati. Ma sul palco è l’atmosfera da jam session, le continue improvvisazioni che non alterano però l’integrità dei pezzi, a sorprendere l’ascoltatore.
«Da sempre – continua Di Cioccio – ma ancor più in questi ultimi anni, ci divertiamo a giocare elaborando lunghe jam session. Dal vivo c’è una linfa vitale che in studio non riesci a mantenere: ti rinchiudi per sei mesi – e spesso non mantieni la giusta spontaneità. Ci sentiamo come certi pittori surrealisti, noi facciamo della musica che spesso ci inventiamo sul momento».

E ALLORA sta forse in questa voglia di improvvisare e sperimentare la salvezza del rock, per molti ormai definito un genere per dinosauri? «Non lo so ma la nostra filosofia – sottolinea Djivas – è fare la musica che ci piace al momento e che sia classica, jazz o un disco con Fabrizio De Andrè, non importa. Oggi si tende più a privilegiare i testi – ma non è una critica alle nuove generazioni, si trovano cose belle accanto a cose meno belle – allora suonavamo e soprattutto ascoltavano moltissima musica, di generi diversi. Ora si parla di intelligenza artificiale, applicata agli strumenti potrebbe dar vita a soluzioni interessanti». Il tour della Pfm riparte per l’estate: prima data il 2 giugno a Balotama in provincia di Nuoro.