Pfizer: «Efficace al 100% negli adolescenti di età 12-15 anni»
Lo studio clinico Il comunicato dell’azienda: buona produzione di anticorpi e nessun caso tra i partecipanti vaccinati in un trial clinico. Ecco a cosa serve vaccinare i bambini
Lo studio clinico Il comunicato dell’azienda: buona produzione di anticorpi e nessun caso tra i partecipanti vaccinati in un trial clinico. Ecco a cosa serve vaccinare i bambini
Le aziende Pfizer e BioNTech hanno annunciato che il vaccino anti-Covid prodotto dalle due aziende si è rivelato molto efficace (100%) anche negli adolescenti di età 12-15 anni. Il risultato è stato ottenuto in uno studio clinico effettuato negli Usa e i dati, fa sapere l’azienda, verranno inviati alla Food and Drug Administration (l’agenzia statunitense che autorizza l’uso dei farmaci) affinché permetta la somministrazione del vaccino anche in questa fascia di età. Secondo l’amministratore delegato della Pfizer Albert Bourla, «le vaccinazioni degli adolescenti potrebbero iniziare prima dell’inizio del prossimo anno scolastico».
Il tema della vaccinazione di bambini e adolescenti finora è stato piuttosto trascurato per una combinazione di ragioni. Innanzitutto, i bambini si infettano come il resto della popolazione, ma nella grande maggioranza dei casi sviluppano pochi o nessun sintomo. In secondo luogo, il vaccino Pfizer/BioNTech è altamente innovativo e fino a pochi mesi fa non c’erano dati sulle possibili reazioni avverse ai vaccini a mRna, che oggi appaiono molto sicuri almeno negli adulti. Con la diffusione delle varianti e il loro impatto sulla popolazione scolastica, con tutte le ripercussioni sulla società, anche i vaccini per bambini e ragazzi sono diventati prioritari. «La ragione più importante e meno riconosciuta per vaccinare rapidamente tutti i bambini – scrivono sul New York Times il medico Jeremy Samuel Faust e la virologa Angela Rasmussen – è il rischio che il virus continui a diffondersi e a mutare in varianti più pericolose, che potrebbero colpire sia loro che gli adulti»
Lo studio Pfizer ha riguardato circa 2.200 ragazze e ragazzi, una metà dei quali ha ricevuto il vaccino mentre all’altra metà è toccato il placebo. I ricercatori hanno valutato la produzione di anticorpi nei partecipanti allo studio e la distribuzione delle infezioni tra il gruppo del vaccino e quello del placebo. La quantità di anticorpi sviluppati dai vaccinati è apparsa «non inferiore» a quella rilevata nella fascia di età 16-25 anni, con effetti collaterali analoghi. Nel gruppo del placebo si sono registrati 18 casi di infezione sintomatica, mentre tra i vaccinati non ne è stato registrato nessuno. Di qui il dato di efficacia del 100%, di cui però non si conosce il margine di incertezza statistica. I risultati del test, infatti, non sono stati comunicati con una pubblicazione scientifica – che però è annunciata dall’azienda – ma con un comunicato stampa aziendale che riporta i dettagli tecnici dello studio.
Ad esempio, non è noto se tra i ceppi virali responsabili delle infezioni vi fosse la variante inglese (più contagiosa tra gli adolescenti e associata all’87% dei casi in Italia), un dato che aiuterebbe a capire l’efficacia sul campo del vaccino Pfizer. Né per quanto tempo siano stati seguiti i volontari, informazione necessaria per stabilire il margine di incertezza relativo alla stima dell’efficacia. L’azienda ha annunciato anche l’avvio di uno studio sugli effetti del vaccino in bambini ancora più piccoli, dai 6 mesi agli undici anni di età. Lo studio valuterà la sicurezza e la capacità di stimolare una risposta immunitaria del vaccino. La scorsa settimana sono già state somministrate le prime dosi in bambini tra i 5 e gli 11 anni di età.
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