Economia

Peugeot, quota statale per sottrarla alla Cina

Auto Il governo francese entra nella proprietà con il 14% delle azioni. La famiglia perde la sua centralità nelle decisioni

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 21 gennaio 2014

Lo stato francese si schiera con Peugeot-Citroen, per impedire che la casa automobilistica in crisi venga mangiata dai cinesi. Nella notte di domenica, dopo quasi 5 ore di discussione, è stato raggiunto un accordo che prevede l’entrata nel capitale di Peugeot dello stato francese e della cinese Dongfeng, entrambi con la quota del 14%.

Con questo aumento di capitale di 3 miliardi di euro, la famiglia Peugeot, divisa al suo interno, perderà influenza e potere. «Lo stato farà di tutto perché Psa resti un grande costruttore francese e trovi i mezzi per svilupparsi», ha promesso il ministro delle finanze, Pierre Moscovici. La destra arriccia il naso, sostiene che lo stato non ha vocazione a costruire automobili (anche se è presente nel capitale di Renault), ma la manovra con Psa ricalca quella che aveva realizzato Sarkozy per salvare Alstom nel 2004 (lo stato aveva acquisito temporaneamente il 21% del capitale di questa società).

L’accordo su Psa è stato raggiunto con un’intesa tra stati, tra Francia e Cina, e verrà firmato ufficialmente il prossimo marzo, in occasione della visita del presidente cinese Xi Jinping a Parigi. La famiglia Peugeot ha dovuto accettare, già con le spalle al muro da quando lo stato francese, nel 2012, si era fatto garante per 7 miliardi euro per salvare la banca Peugeot (che presta i soldi a chi compra l’auto a credito). Grazie a questo intervento, il manager Louis Gallois era entrato nel cda di Psa come rappresentante dello stato e non è detto che venga a breve nominato ceo della casa automobilistica.

Per lo stato francese, l’obiettivo è di mantenere in Francia parte della produzione e soprattutto la ricerca, dopo il dramma della chiusura della fabbrica Citroen di Aulnay e le migliaia di posti di lavoro persi da Psa. Nei fatti, però, l’avvenire di Psa sarà sempre più cinese. Il produttore sta attraversando una grave crisi e non è riuscito ad agganciare la ripresa mondiale del mercato dell’auto del 2013 perché è troppo presente in Europa – Francia e Italia in particolare, due paesi in difficoltà, oltre alla Russia, dove ha perso l’anno scorso il 22% delle immatricolazioni.

Peugeot era stato uno dei primi costruttori europei ad andare in Cina negli anni ’80, ma con scarso dinamismo si è fatto sorpassare ampiamente dai concorrenti. Dal 2009, ha però investito e stretto alleanze in Cina, dove ormai, assieme al partner locale Dongfeng, dovrebbe produrre 650 mila automobili. Questa cifra si avvicina a ritmo serrato al livello di produzione in Francia (intorno al milione di unità). L’anno scorso, le vendite di Psa in Cina sono aumentate di più del 26%.

L’arrivo dello stato francese (anche se sarà solo temporaneo) e della Dongfeng porterà alla limitazione del peso della famiglia Peugeot, che scenderà al 14%, dal 25% attuale (con il 38% dei diritti di voto). In Cina, il binomio Psa-Dongfeng ha già previsto di costruire una quarta fabbrica, dopo che Peugeot, con l’altro partner cinese Changan, ha inaugurato nel settembre scorso un sito dalla capacità di costruzione di 200 mila auto.

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