Savoini stella cadente tra petrolio, soldi e politica
Lega Rublona Nella registrazione Salvoini prova a trattare con i faccendieri russi per avere soldi per il partito. Ma chi - e perché - ha reso pubblica la conversazione?
Lega Rublona Nella registrazione Salvoini prova a trattare con i faccendieri russi per avere soldi per il partito. Ma chi - e perché - ha reso pubblica la conversazione?
Gianluca Savoini, eminenza della Lega a Mosca e grande amico del neofascista eurasiatista Alexader Dugin, provò a trattare per ottenere 3 milioni di euro per la campagna elettorale europea della Lega.
È quanto emerge dalla registrazione pubblicata dal sito americano Buzzfed.com di una riunione tenutasi lo scorso ottobre nella hall dell’hotel Metropol della capitale russa alla presenza oltre che di Savoini di due italiani e tre russi non identificati.
SETTANCINQUE MINUTI di colloquio in cui si trattano gli aspetti tecnici, finanziari e logistici per il trasferimento di 3 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi dalla Russia in Italia di cui gli intermediari italiani avrebbero dovuto ottenere un 4% di sconto da far poi confluire nelle casse della Lega. «È molto semplice; la pianificazione fatta dai nostri politici è che dato uno sconto del 4% 250.000 più 250.000 al mese per un anno, possono sostenere una campagna… perché abbiamo fatto un piano che con il 4%… non è un problema professionale, è solo un problema politico. Quindi.. non conta il farci soldi. Vogliamo sostenere una campagna politica che è a beneficio, di reciproco vantaggio, per i due paesi», sostiene uno dei faccendieri italiani.
CHE LA «CAMPAGNA» SIA quelle per le Europee del 2019 è confermato dal fatto che più volte la parte italiana chiede alla controparte russa di chiudere la trattativa entro le vacanze di Natale. Durante la riunione Savoini sostiene che la Lega ha bisogno di questi soldi perché «stiamo cambiando davvero la situazione in Europa. Ed è impossibile fermarsi. La storia sta marciando, quindi è impossibile. È davvero una nuova situazione, un nuovo futuro per noi. Siamo al centro di questo processo. Ma abbiamo molti nemici, siamo in una situazione pericolosa perché il nostro governo viene attaccato da Bruxelles, dagli uomini globalisti, non da Trump, ma l’establishment di Obama è molto, molto forte, anche in Italia. Siamo pericolosi… non è così semplice, ma vogliamo combattere perché siamo nel giusto».
I RUSSI DA PARTE LORO non appaiono molto interessati all’aspetto politico della faccenda. Chiedono insistentemente: «Quale tipo di combustibile vi dobbiamo fornire?», ma gli italiani sembrano solo interessati alla presunta «mazzetta». «Ve lo comunicheremo poi… non è molto importante…». I russi da parte loro millantano legami con il premier russo Medvedev ma non sanno dire se i prodotti petroliferi arriveranno da Lukoil o da Rosneft e chiedono se nell’operazione è coinvolta Eni. Gli italiani abbozzano.
In alcuni passaggi della trattativa in realtà sembra di trovarsi in una commedia degli equivoci imbastita da dilettanti. Per gli emissari della Lega l’istituto che dovrebbe gestire il business gli italiani parlano di Banca Intesa: «La Lega ha già nel comitato direttivo un uomo dentro, si chiama Mascetti e quindi possiamo parlare con lui. Ma se è un’altra banca, forse una banca europea, svizzera o austriaca, allora non preoccupatevi, abbiamo contatti sia in Svizzera che in Austria…». Andrea Mascetti, ha un passato di militante nel Msi di Giorgio Almirante. Passato alla Lega è entrato in quota Carroccio prima alla Cariplo e poi a Intesa, seguendo direttamente, guarda caso, la sede moscovita.
Ieri i giornali russi impegnati a seguire alcune vicende di corruzione interna e la prolungata crisi in Georgia, si sono limitati ad asciutte ricostruzione dei fatti ed enfatizzato la dichiarazione di innocenza di Salvini («non ho preso né un rublo né un litro di vodka»).
LA STELLA DI SAVOINI dopo questo clamoroso autogol, sta per spegnersi sul cielo di Mosca. Ieri lo sherpa salviniano ha negato l’evidenza dei fatti e ha parlato di «buffonata». Salvini sarà costretto a metterlo in naftalina, ma con cura: sono troppi i segreti che il presidente di Lombardia-Russia conosce sui linkage dell’ex partito padano in Russia e non solo. In realtà restano molte domande aperte: i russi con cui trattarono Savoini e i suoi soci era funzionari del Cremlino o solo dei faccendieri locali? Chi ha registrato l’incontro e ha deciso di farlo circolare solo dopo l’incontro tra Putin e Salvini a Roma? Qualcuno a Mosca voleva forse far fuori Savoini?
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