Lavoro

Petrolchimico killer a Priolo

Petrolchimico killer a Priolo

Siracusa Esalazioni di gas uccidono due operai di una ditta di manutenzione dell’indotto, Salvatore Pizzolo e Michele Assente morti in un pozzetto. Oggi 8 ore di sciopero

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 10 settembre 2015

Erano a lavoro ieri mattina intorno alle 10.30 Salvatore Pizzolo e Michele Assente, rispettivamente 37 e 33 anni: operai della ditta Xifonia, effettuavano la manutenzione della rete fognaria oleosa nell’impianto di etilene della Versalis, azienda del gruppo Eni, all’interno del polo petrolchimico di Priolo Gargallo a Siracusa. Un incidente ha provocato la morte di entrambi.

La procura accerterà la dinamica, quello che per ora si sa è che gli operai stavano svolgendo operazioni di ispezione con l’utilizzo di videocamera e robot in un pozzetto di piccole dimensioni, 40 centimetri per lato: per cause da accertare, forse per le esalazioni di vapori di idrocarburi, uno dei due sarebbe caduto nel pozzetto, seguito dall’altro che avrebbe tentato inutilmente di afferrarlo.

I colleghi e gli addetti alla sicurezza li hanno recuperati e hanno provato a rianimarli con un massaggio cardiaco, è arrivata un’ambulanza dal vicino ospedale ma non c’è stato niente da fare. Michele Assente sarebbe presto diventato padre.

I sindacati confederali hanno proclamato per stamattina lo sciopero generale di otto ore, l’appuntamento è per le 6.30 davanti alla portineria centrale del polo petrolchimico.

Secondo la Versalis sarebbe da escludere la possibilità di una caduta accidentale dei due operai all’interno del pozzetto: «L’attività per la quale era stata incaricata la ditta esterna non prevedeva per la sua esecuzione l’ingresso al suo interno, come esplicitato dal relativo permesso di lavoro, bensì l’ispezione routinaria dell’asta fognaria collegata al pozzetto, mediante utilizzo di apposita videocamera e robot controllati dall’esterno».
La Versalis aggiunge nella nota diffusa ieri che «al momento non è stata richiesta né effettuata nessuna interruzione delle attività produttive dello stabilimento di Priolo».

Due anni fa nel petrolchimico siracusano perse la vita il trentottenne Salvatore Ganci: faceva il turno di notte e venne intossicato da una fuoriuscita di gas da una condotta, probabilmente acido solfidrico, mentre lavorava nei pressi dell’impianto CR37 dell’Isab Nord. Allora i sindacati denunciarono «un grave susseguirsi di incidenti con cadenza giornaliera» più il diffondersi di una nube tossica che investì le zone di Melilli e Priolo.
Da allora la situazione non è migliorata. Secondo la senatrice del Pd Camilla Fabbri, presidente della Commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro, «la catena degli appalti negli impianti industriali continua a presentare una sistematica violazione delle leggi in materia di sicurezza, nonostante da anni siano in vigore normative mirate. Senza verifiche, sopralluoghi e controlli nessuna normativa potrà mai essere veramente efficace». L’Eni in un comunicato esprime «le più sentite condoglianze alle famiglie coinvolte in questo tragico incidente».

Tonino Recano della Fiom siciliana punta il dito sulle condizioni di lavoro soprattutto per chi è impegnato nelle ditte dell’indotto: «Sono peggiorate. Un operaio che entra col badge in raffineria è abbandonato a se stesso, è sempre più complicato fare dei controlli».

Nel petrolchimico di Priolo fino a quindici anni fa lavoravano 30mila operai tra diretti e indotto su una superficie di 50 chilometri, assorbendo manodopera da Siracusa, Augusta, Melilli e la stessa Priolo. Oggi sono ridotti a 9mila: «Con la crisi c’è stato un abbassamento delle condizioni di sicurezza – racconta Sebastiano Catinella, segretario generale della Fiom di Siracusa – è diminuita sia la manutenzione ordinaria che straordinaria con un costo in termini di salute anche per la popolazione dell’area circostante. Le ditte in appalto per ridurre i costi tagliano sulla sicurezza. Una volta la popolazione accettava in modo tacito lo scambio tra salute e lavoro ma, adesso che i tagli al personale hanno abbassato la manodopera a meno della metà, non accettano più questo terribile scambio e si ribellano».

I segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto al prefetto Armando Gradone la convocazione di un tavolo di emergenza per la sicurezza alla presenza di tutte le aziende del polo: «Ancora una volta si tratta di una tragedia annunciata vista la continua assenza di controlli nell’assegnazione degli appalti».

Secondo la Uil, sommando tutti gli incidenti sul lavoro avvenuti in pochissimo tempo, viene fuori una strage: «I numeri di morti sul lavoro sono in notevole aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno».

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