Peter Brötzmann, il suono in uno scatto d’avanguardia
Libri Il fotografo Ziga Koritnik ha raccolto in un volume cento immagini del sassofonista scomparso nel 2023
Libri Il fotografo Ziga Koritnik ha raccolto in un volume cento immagini del sassofonista scomparso nel 2023
Nel 1994 Ziga Koritnik con le sue macchine fotografiche si trovava a Nickelsdorf, in Austria, alla rassegna Konfrontationen, non senza domandarsi – abituato com’era a musiche più commestibili – che cosa diamine stesse a farci: quando poi sul palco salì il quartetto Die Like A Dog, con il sassofonista tedesco Peter Brötzmann, il trombettista giapponese Toshinori Kondo, e gli afroamericani William Parker al contrabbasso e Hamid Drake alla batteria, una prima risposta se la diede. Koritnik cominciò a frequentare assiduamente proprio il tipo di musiche «strane« che aveva ascoltato a Nickelsdorf, e iniziò a seguire quanto più possibile i concerti di Peter Brötzmann, come racconta in Brötzmann in my Focus, il volume (150 pp., editore Drustvo Pega, 64 euro) in cui ha raccolto un centinaio di foto del sassofonista: nel frattempo Koritnik, sloveno, ormai da parecchi anni è diventato uno dei più affermati fotografi delle musiche improvvisate e del jazz d’avanguardia.
CIASCUNO di noi ha avuto la sua folgorazione sulla via di Damasco: ma ricordare, come fa Koritnik, la folgorazione rappresentata da Brötzmann non è indulgere ad un banale dettaglio personale. A quanti giovani appassionati un epocale album di Brötzmann come Machine Gun (1968) ha cambiato la vita? Per esempio al teenager svedese Mats Gustafsson, che è oggi uno dei protagonisti di spicco dell’avanguardia. Di Gustafsson e di altri musicisti, Bill Laswell, Heather Leigh, Paul Lovens, Paal Nilssen-Love, e del critico John Corbett, oltre che di Koritnik, sono i testi (in inglese) che accompagnano le foto, assieme ai versi del poeta Steve Delachinsky (mancato nel 2019) e del polistrumentista afroamericano Joe McPhee: ma le righe introduttive, accanto ad una foto della sua prima macchina fotografica, sono proprio di Brötzmann, perché questo volume era stato concepito prima della sua scomparsa – a 82 anni – nel giugno 2023.
Un omaggio che privilegia più che l’artista in azione sul palco, il dietro le quinte e la persona. Dal bianco e nero emergono il carisma e la sua sensibilità umana
Fra i capiscuola dalla metà degli anni sessanta dell’improvvisazione radicale europea, Brötzmann è assurto a figura di culto per la forza del suo suono, per la veemenza, l’urgenza espressiva, la coerenza con cui ha attraversato sessant’anni di musica.
Nel rendergli omaggio Koritnik privilegia non il Brötzmann in azione sul palco, ma il dietro le quinte e la persona; dal bianco e nero emergono il carisma e la sensibilità umana di Brötzmann – in realtà, dietro la dura scorza della sua musica, un timido e un romantico – e foto dopo foto anche il suo gusto piuttosto severo e virile nel vestire, con un suo personale stile, acquista un significato, e appare come un riflesso del suo rigorismo: oltre che di un senso estetico che non investiva soltanto la musica, perché Brötzmann preveniva da studi di arte, ed è stato anche un artista visivo, e sua era la grafica – eccellente, di grande carattere – di molti dischi, a cominciare da tanti album pubblicati dalla Fmp, etichetta di riferimento dell’improvvisazione europea che Brötzmann nel ‘69 aveva contribuito a fondare.
ASSIEME alla scatto in cui è ritratto di spalle, in secondo piano, appoggiato ad un muretto, in un momento di raccoglimento dopo una sua esibizione nel 2016 al festival di Sant’Anna Arresi, la foto che ci ha toccato di più è quella in cui a Berlino nel 2019, in compagnia del figlio Caspar, sta parlando con Jost Gebers, che della Fmp è stato l’inesausto factotum, e che è mancato pochi mesi dopo di lui: di una generazione di tedeschi che avevano fatto i conti con le responsabilità della Germania nella guerra e nello sterminio, Gebers e Brötzmann avevano in comune molto, non ultima una dirittura estetica che era anche morale.
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