Dopo il no del Tribunale del Riesame, che a gennaio aveva rigettato la richiesta degli avvocati, arriva ora quello del Gip di Roma. Resta dunque agli arresti domiciliari, il poliziotto Andrea Pellegrini, accusato di essersi introdotto illegalmente il 25 luglio scorso, insieme ad altri colleghi del commissariato di Primavalle, nella casa del disabile Hasib Omerovic, sordo dalla nascita, e di averlo torturato fino a quando il 36enne rom è volato giù dalla finestra della sua camera da letto. Dati i trascorsi accertati dalla procura, scrive il giudice Ezio Damizia, c’è il rischio che l’agente possa reiterare le condotte sia violente che di falsificazione. E le testimonianze a suo favore raccolte dagli avvocati difensori tra i colleghi poliziotti non sono idonee «a mutare o attenuare il giudizio» su Pellegrini.

L’uomo venne accusato dal suo collega Fabrizio Ferrari, il primo tra i presenti nell’appartamento di Primavalle quel giorno (tre uomini e une donna) a rompere il muro di omertà. Ma Pellegrini, nel suo interrogatorio davanti al Gip, lo scorso 27 dicembre negò tutto e scaricò a sua volta ogni responsabilità su Ferrari.

Hasib Omerovic, che allora finì agonizzante in ospedale dove rimase per mesi, è da qualche tempo tornato a casa dai suoi familiari che hanno sempre chiesto «verità e giustizia», supportati dall’Associazione 21 Luglio, dal deputato Riccardo Magi (+Europa) e dall’avvocato Arturo Salerni.

Pochi giorni fa Omerovic è stato convocato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, che coordina le indagini, per un sopralluogo nella sua vecchia abitazione di Primavalle, dove quella mattina di luglio era rimasto solo in casa con sua sorella Sonita, anche lei disabile, unica testimone oculare dell’accaduto. Nella sentenza il Gip Damizia scrive che, tra l’altro, «le indagini sono ancora in corso e la vicenda è in evoluzione».