Dopo il passaggio nella conferenza Stato-Regioni di ieri, il «Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative» per il 2021-2022 diventerà oggi un decreto del ministro dell’Istruzione dopo l’approvazione, salvo sorprese, da parte del Consiglio dei ministri. Non tutto è specificato nel documento, a partire dall’uso (obbligatorio o no) del green pass per il personale. Il governo negli ultimi giorni ha più volte cambiato idea. La misura era parsa necessaria per arginare il fenomeno dei prof “no vax”, che secondo il generale Figliuolo sono oltre duecentomila. Quel numero però si è rivelato esagerato, come hanno rivelato le inchieste del manifesto confermate anche dalla Regione Sicilia, inducendo il generale a rimandare al 20 agosto un censimento più preciso ed eventuali decisioni in merito. Nelle ultime ore il premier sembra aver di nuovo cambiato idea, imponendo il pass anche per chi lavora nei trasporti e altre categorie esposte, oltre all’istruzione.

D’altronde scuola e trasporti sono entrambi settori in cui il piano per settembre non prevede molte altre misure di prevenzione. Lo sottolineano i sindacati della scuola Flc-Cgil, Cisl, Snals e Anief in una lunga lettera aperta al ministro firmata ieri. I sindacati ricordano i punti ancora aperti, «a partire dall’organico aggiuntivo per sdoppiare le classi e garantire il distanziamento» sul quale non ci sono ancora certezze. E viene giudicata «non più rinviabile» una discussione sui parametri con cui si stabilisce il numero di alunni per classe, stabiliti e ritoccati verso l’alto dall’infausta legge Gelmini del 2008. La creazione di classi meno numerose era uno dei punti del “patto per la scuola” sottoscritto da governo e sindacati nella scorsa primavera.

Sulla stessa linea dei sindacati anche l’Associazione nazionale presidi (Anp). «I 112 mila neoassunti serviranno a riempire le circa 250 mila cattedre vacanti, non sono organico aggiuntivo che permetterà di ridurre il numero di alunni per classe» spiega il segretario Antonello Giannelli. «I criteri per la composizione delle classi d’altronde non sono cambiati», conferma. Anche sugli spazi, il governo ha fatto poco. «Il problema è concentrato nelle aree metropolitane, dove servono aule più numerose e spaziose. È necessario costruire nuovi edifici scolastici. Il mese che manca a settembre è troppo poco per farlo, ovviamente. Ma di edilizia scolastica si parla da anni, senza veri provvedimenti». Dunque per settembre i giochi sono fatti: si tornerà in Dad, nonostante le promesse? «L’unico modo per evitare il ricorso alla didattica a distanza è eliminare il requisito del distanziamento tra alunno e alunno, ovviamente ricorrendo alle mascherine in aula», come ha proposto anche il Cts nel parere del 12 luglio. «Ma questo presuppone che la percentuale di vaccinati tra gli alunni sia elevata, perché è evidente che senza distanziamento ripartirà il contagio. Finora gli alunni vaccinati sono pochini, ma di qui a settembre questo numero aumenterà certamente».

Anche il tentativo di utilizzare le flotte private per il trasporto pubblico per decongestionare bus e metropolitane finora non ha funzionato. «L’ostacolo è tecnico: i pullman turistici non sono adatti come autobus sostitutivi nei centri urbani», spiega Giannelli. «Occorrono corse dedicate riservate agli studenti nelle ore di punta, ma sta ai comuni organizzarle».
I presidi rischiano di diventare il parafulmine per il prevedibile malcontento dell’autunno, prevede Giannelli, se anche quest’anno saranno loro a dover decidere su Dad e orari. «Abbiamo detto chiaramente al ministro che l’autonomia scolastica non può riguardare anche le misure di prevenzione sanitaria. Occorrono linee guida uniformi e chiare, che non scarichino la responsabilità sulle scuole».