In prima visione tv, venerdì prossimo (9 giugno, Raitre 1.40) Fuori orario propone Personal Shopper, Premio per la regia a Cannes e seconda collaborazione tra il regista francese e Kristen Stewart, che era già stata insieme a Juliette Binoche protagonista di Sils Maria (2014). È proprio Stewart la «Personal Shopper» del titolo, Maureen, una ragazza americana a Parigi, che si occupa del guardaroba di una top model, e aspetta un segno dal fratello gemello morto poco prima. «Avevo in mente di ridurre l’idea stessa della finzione per concentrarmi sull’ossatura delle cose. Questa scelta mi permetteva di arrivare a una universalità del racconto che riguarda il prevalere dell’immateriale sul materiale. Tutto ciò che concerne il pensiero – le idee, le ideologie, le teorie – sembra oggi prediligere una profondo pragmatismo, un rapporto immediato col mondo e con l’utilità materiale delle cose. Invece sono sempre stato convinto che la parte migliore di noi vada cercata nei nostri pensieri e non in quanto ci accade nella vita di ogni giorno» dice Assayas. Un film di fantasmi, dunque, di apparizioni epifaniche, di visioni incerte, mutanti. Il tempo passa ma il segno che Maureen/Stewart aspetta non arriva, ci sono solo altri spiriti incattiviti, intanto la fidanzata del ragazzo ha trovato un altro amore. Il tempo di un lutto, l’assenza della perdita: a cosa siamo disposti per dare una risposta agli interrogativi del nostro dolore?

MAUREEN non ha nello spiritismo la stessa fede caparbia che aveva l’amatissimo fratello: ma esiste davvero? O è solo il nostro bisogno di crederci? Assayas non propone risposte; le sue sono intuizioni, pensieri fluttuanti nella materia delle immagini che permettono di inventare il mondo o almeno di illuminarne le zone che sfuggono alle linee nette della realtà. Come i dipinti di Hilma af Klimt, pioniera dell’arte astratta prima di Mondrian e Malevitch, che dall’occultismo e dalla teosofia trae ispirazione. O le pagine che Victor Hugo scrive nell’esilio americano raccogliendo le conversazione – Le livre des tables – con gli spiriti, la figlia Leopoldine o Dante e Galileo, due scoperte che guidano la ragazza (e la ghost story filosofic/fantastica del regista). Astrazione e realismo, più che un’opposizione una complementarietà, un occulto gioco di riflessi che mischia con sfrontatezza – e guizzo di stile – il thriller tradizionale e gli spazi misteriosi degli ectoplasma al cui centro c’è lei, Stewart, un doppio con cui attraversare territori dell’immaginario tra desiderio e stupore.