Pernigotti, operai in piazza: «Il futuro è a Novi Ligure»
La manifestazione In corteo per difendere l'azienda che la nuova proprietà turca vuole "terziarizzare" cittadini, sindacati e la regione Piemonte
La manifestazione In corteo per difendere l'azienda che la nuova proprietà turca vuole "terziarizzare" cittadini, sindacati e la regione Piemonte
La soluzione resta lontana ma la piazza di ieri, che si è riunita intorno ai lavoratori della Pernigotti in lotta, non può essere ignorata. Un migliaio di persone sono andate in piazza per difendere lo stabilimento di Novi Ligure e i posti di lavoro. Hanno sfilato dalla fabbrica di viale della Rimembranza alla centrale piazza Delle Piane. «Non possiamo lasciare che cancellino 158 anni di storia come se niente fosse». Parlano della proprietà, il gruppo turco Toksöz, che ha deciso di chiudere lo storico sito industriale aperto nel 1860, senza cedere il marchio né la società. L’orgoglio per il marchio è qualcosa a cui i lavoratori tengono, lo definiscono un simbolo del «made in Italy»: «Noi siamo la Pernigotti. Lavoro, lavoro, lavoro!» hanno urlato in coro. Novi Ligure, in provincia di Alessandria, ha una lunga storia operaia: dall’industria pesante (ha qui sede l’unico stabilimento del gruppo Ilva che produce acciaio per l’automotive) al settore dolciario. Questa è l’ennesima dura sfida che la città si trova ad affrontare, i contorni della vicenda ricordano specularmente quella ritratta nel film francese, attualmente nei cinema, In Guerra con Vincent Lindon, dove una multinazionale straniera decide, senza concreti motivi, se non quella di aumentare i profitti degli azionisti, di chiudere lo stabilimento nella città di Agen.
IERI, IN TESTA AL CORTEO c’era il sindaco Rocchino Muliere, che, commosso, si è rivolto ai lavoratori: «Non vi lasceremo soli». Indossava la fascia tricolore, come gli altri sindaci del territorio intervenuti alla manifestazione, dietro lo striscione «#salviamolapernigotti». Dal sei novembre gli operai sono in assemblea permanente davanti alla loro fabbrica, un presidio permanente che non vogliono abbandonare. Sono coinvolti circa 200 lavoratori, metà sono dipendenti diretti e metà interinali.
L’AZIENDA negli ultimi giorni è sembrata inamovibile. Nell’ultimo incontro, venerdì, al tavolo del ministero del Lavoro, ha confermato la sua posizione nonché l’impegno, anche attraverso un advisor specializzato, di individuare soluzioni di re-industrializzazione, in realtà valutando solo la terziarizzazione della produzione italiana. Tutto ciò a supporto della richiesta di un trattamento di cassa integrazione per cessazione di attività. Un’ipotesi inaccettabile per i sindacati e per le istituzioni locali che sostengono che l’unico percorso praticabile sia quello della cassa integrazione straordinaria per la reindustrializzazione. Marco Malpassi, segretario Flai Cgil di Alessandria, è soddisfatto della riuscita della manifestazione: «Abbiamo ribadito il no alla chiusura dello stabilimento e ai licenziamenti, ora per un mese la situazione sarà congelata, lavoreremo a situazioni alternative. La terziarizzazione non risolve un bel nulla, vogliamo qualcosa di più concreto».
IL TAVOLO AL MINISTERO è stato aggiornato all’8 gennaio. «Forse, nell’incontro di venerdì, la proprietà non si è intesa col premier Conte», ha ironizzato il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, presente alla manifestazione con i consiglieri regionali e parlamentari di diversi schieramenti. «La situazione, purtroppo, è sempre la stessa – ha precisato – Tutto è rinviato. Come Regione siamo al fianco dei lavoratori e rinnoviamo l’appello affinché la richiesta di cassa integrazione per cessazione sia modificata in cassa integrazione per ristrutturazione». Nei giorni scorsi è girata la voce che la Regione voglia acquisire, tramite la finanziaria Finpiemonte, il marchio Pernigotti, i brevetti e lo stabilimento di Novi. Un’opzione che starebbe vagliando di fronte all’ostacolo più grande, la volontà dei fratelli Toksöz di non cedere il marchio.
LA PROTESTA CONTINUA, saranno le vacanze di Natale più amare della storia di Novi. «Il nostro unico obiettivo – ha dichiarato Luca Patelli, uno dei portavoce della protesta dei lavoratori – è continuare la storia della Pernigotti. Qui, proprio a Novi Ligure, perché la Pernigotti è Novi e come noi abbiamo bisogno della città, la città ha bisogno dell’azienda». Nell’estenuante ricerca di una soluzione, il timore è che i riflettori dei media si spengano.
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