Pericolo scampato, ma ora o si cambia o si muore
Emilia Romagna Il centrosinistra alle prese con la sanità, il lavoro e i bisogni dei cittadini
Emilia Romagna Il centrosinistra alle prese con la sanità, il lavoro e i bisogni dei cittadini
A Bologna è il giorno dopo dello scampato pericolo, della sconfitta di Salvini e della vittoria del centrosinistra. È il giorno dopo anche per il mio amico Antonio, che gioca a scacchi in via d’Azeglio con chiunque abbia 2 euro da mettere nel suo bicchiere di carta. La settimana scorsa faceva troppo freddo e Antonio non c’era, oggi invece c’è, grazie ai 10 gradi sopra zero e al sole mattutino. Ma il risultato delle elezioni regionali cosa cambia, per lui?
Forse una vittoria di Borgonzoni avrebbe portato con sé divieti, multe, ordinanze repressive contro gli artisti di strada, numerosissimi a Bologna, e contro i senza fissa dimora, che non sono migliaia, come a Roma, ma ci sono eccome. Forse una regione governata da un personaggio improbabile come Borgonzoni avrebbe marginalmente peggiorato la qualità della vita di Antonio e di quelli come lui ma, se guardiamo alla vita quotidiana degli emiliano-romagnoli, un secondo mandato di Bonaccini non promette granché.
Cinzia, una studentessa pugliese di Scienze politiche, è arrivata anche stamattina in autobus da S. Lazzaro perché, dice, «abitare in centro è ormai impossibile, il minimo che ti chiedono è 400 euro al mese per un posto in doppia». Negli ultimi cinque anni il turismo in città è aumentato di quasi il 50%, il che ha portato a un rapido aumento del numero di bar e ristoranti (10.000 posti di lavoro in più) ma anche a un’esplosione degli affitti brevi, su Airbnb o altre piattaforme: 5.000 appartamenti sottratti alla disponibilità di studenti e lavoratori. Non c’è da stupirsi che sotto i portici siano comparse qua e là scritte come «Airbnb crepa!».
I diecimila posti di lavoro in più nel turismo sono naturalmente una bella cosa ma per chi fa turni da 12 ore in cucina, o al bancone del bar, per 800 euro, la vittoria di Bonaccini cambierà poco. Nel settore il sindacato è debole, se non inesistente, è cresciuto a dismisura il ricorso al part-time e l’unica difesa dei trentenni che alle 7 alzano le saracinesche e mettono a scongelare le brioches è andarsene. Non passa giorno senza che qualcuno si trasferisca: da una pizzeria a un caffè, da un bar del centro a una trattoria, da Bologna a Londra o Barcellona, se riesce. D’estate si tenta la fortuna al mercato del pesce di Bergen, in Norvegia, dove si guadagna il triplo e dietro i banchi si trovano soltanto giovani italiani e spagnoli.
Stefano Bonaccini si è fatto la fama di bravo amministratore ma soltanto perché aveva di fronte un’avversaria che voleva «tenere gli ospedali aperti anche di notte e nel weekend», come se non fosse già così da sempre. Ma le castronerie di Borgonzoni non risolvono i problemi della sanità emiliana, investita negli ultimi dieci anni dagli stessi processi di riduzione dei servizi e sovraccarico del lavoro di medici e infermieri che hanno colpito il Servizio sanitario nazionale ovunque. Certo, a Bologna i problemi sono stati gestiti meglio che altrove ma siamo piuttosto lontani dagli obiettivi dell’art. 32 della Costituzione: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività».
Basta guardare una mappa per constatare che lungo tutto l’Appennino, da Pennabilli in provincia di Rimini ad Alta Val Tidone in provincia di Piacenza, si vota Lega. Al concerto delle Sardine, il 19 gennaio, Fabrizio Barca ha spiegato come le aree interne della penisola siano investite da una spirale di progressivo abbandono: calano gli abitanti, chiudono i servizi, diminuiscono i posti di lavoro; questo incentiva la partenza di altri abitanti e così via. Chi rimane si sente abbandonato e vota “contro”. Contro il governo regionale, contro chi si è dimenticato di lui, contro la città. Nel comune di Bologna Borgonzoni ha preso il 31%, a Gaggio Montano, un’ora di macchina ma 682 metri di altezza, ha preso il 51%, venti punti in più.
L’Emilia Romagna non è la Calabria: ha industrie, turismo, cultura, personale politico, memoria della Resistenza. Tutto questo però non basta: anche qui la gente si sente sempre più debole e spaventata per le incertezze del futuro. O la coalizione di centrosinistra mostrerà la capacità di incidere davvero sulla vita quotidiana dei cittadini più deboli o l’appuntamento con la vittoria della Lega è soltanto rinviato.
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