Italia

Pericolo diossina a Mortara (Pv)

Pericolo diossina a Mortara (Pv)

Ambiente Prende fuoco vicino a Pavia una ditta che si occupa di recupero e smaltimento di rifiuti speciali proprio nel giorno in cui era prevista una visita ispettiva dell'Arpa. Negli ultimi tre anni, in Italia, sono scoppiati circa 250 incendi in impianti analoghi. Per Legambiente c'è qualcosa che non torna: "Alcuni operatori del settore potrebbero approfittare di questi roghi per far sparire le prove di comportamenti fuorilegge". Il sindaco della cittadina oggi ha disposto la chiusura delle scuole in via precauzionale. Fra tre giorni saranno disponibili i dati sull'inquinamento di aria e suolo

Pubblicato circa 7 anni fa

Chiudere le finestre, restare in casa, evitare di consumare le verdure dell’orto. Almeno fino a quando non saranno resi noti i risultati delle misurazioni effettuate dall’Arpa per testare la presenza nell’aria e sul suolo di eventuali sostanze inquinanti. Una su tutte, con un nome da incubo che riporta alla memoria la catastrofe di Seveso del 1976: la diossina.

I suggerimenti del prefetto di Pavia, subito trasformati in ordinanze dai sindaci di tutti i comuni confinanti con Mortara, ieri mattina presto hanno dato la sveglia alle migliaia di cittadini che si sono chiesti da dove provenisse quella colonna di fumo nero visibile a chilometri di distanza. L’incendio era scoppiato alle 6,30 all’interno della ditta Eredi Berté di Mortara che si occupa di recupero e smaltimento di rifiuti speciali (secondo le testimonianze di alcuni circoli ambientalisti locali, senza tenere molto in ordine la divisione dei materiali da smaltire).

Il prefetto Attilio Visconti, davanti alle otto squadre di pompieri arrivate da tutta la Lombardia – ci metteranno diverse ore per domare le fiamme – da subito ha ammesso il problema: “Le notizie che sto raccogliendo non sono troppo confortanti. Lì sta bruciando di tutto, comprese gomma e plastica, e c’è il rischio che si sviluppi diossina”. Il fumo della Eredi Berté, spinto dal vento in direzione nord-est, ha allertato anche le autorità di altre province, compreso il territorio di Alessandria e Novara.

L’incidente di ieri è solo l’ultimo di una serie che di recente ha interessato la Lomellina, dopo l’incendio all’Eni di Sannazzaro scoppiato lo scorso dicembre e quello divampato in un’altra azienda di trattamento di rifiuti, a Parona, lungo la strada che collega Vigevano e Mortara. Diversi precedenti analoghi, sempre in Lombardia, ultimamente hanno mandato in fumo depositi di rifiuti (7 luglio a Senago, 25 luglio a Bruzzano e 26 luglio ad Arese). Una strana “consuetudine” sui cui bisognerà vigilare. Le cause dell’incendio alla Eredi Berté sono ancora da indagare ma agli inquirenti non sfuggirà la casualità di un incendio scoppiato proprio nel giorno in cui si sarebbe dovuta svolgere la prima visita ispettiva dell’Arpa.

Senza dare valutazioni sul caso specifico, per Legambiente “qualcosa non torna” e c’è da preoccuparsi per “questa strana epidemia di roghi che divampano in impianti di trattamento dei rifiuti da un capo all’altro del paese”. Stefano Ciafani, direttore generale, è convinto che in alcuni casi “dietro alle fiamme non ci sia solo tragica fatalità, visto che, se gestiti in piena sintonia con le normative ambientali e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, è evento rarissimo che i rifiuti prendano così facilmente fuoco, e invece i vigili del fuoco continuano quasi ogni giorno a spegnere roghi in impianti del genere”. Il sospetto – in attesa dei risultati delle indagini avviate dalla Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti – “è che ci siano alcuni operatori che possano beneficiare di questi incendi al fine di far sparire le prove di comportamenti fuori legge”. Il presidente della Commissione, Alessandro Bratti, ha fornito una cifra che si commenta da sola: sono circa 250 gli incendi scoppiati in tre anni negli impianti di smaltimento dei rifiuti (le regioni più “sfortunate” sono Lombardia, Veneto, Toscana, Puglia e Campania).

Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, sottolinea un paradosso: “Le aziende a rischio di incidente rilevante inserite nel censimento ufficiale che recepisce la direttiva europea Seveso III vengono costantemente monitorate secondo un rigido protocollo, rispetto ad altre che trattano materiali altrettanto pericolosi ma il cui ciclo produttivo è sottoposto solamente all’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Sarebbe in questa zona grigia che si annidano le realtà meno controllate. “Noi – dice Meggetto – riceviamo segnalazioni frequenti da parte dei cittadini: cattivi odori, scarichi abusivi, emissioni di sostanze tossiche”.

Ieri sera il sindaco di Mortara, Marco Facchinotti, ha detto che la situazione è sotto controllo e che solo “ai fini della prevenzione” è stata invitata la popolazione a non aprire porte e finestre. Le analisi dell’Arpa saranno disponibili tra qualche giorno. Nel frattempo, oggi scuole chiuse.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento