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L’ultimo giro dei giostrai

L’ultimo giro dei giostraiLa manifestazione dei giostrai ieri in Piazza del Popolo a Roma – Andrea Sabbadini

Movimenti In piazza del Popolo a Roma gli «artigiani del divertimento» contestano le ordinanze anti-Covid dei comuni e si rivolgono al governo: «Fermi da febbraio, fateci riaprire o chiuderemo per sempre»

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 23 ottobre 2020

Non riempiranno la Piazza del Popolo capitolina, ma piazzati giusto al centro con megafoni dai quali urlano le loro ragioni e ben distanziati per evitare fatali assembramenti, non si può dire che non si facciano sentire né vedere. In una mattinata romana in cui il tasso di Covid percepito è inversamente proporzionale al tepore di un’ottobrata di tutto rispetto, scendono in piazza i soli che dal lockdown non sono mai usciti.

Sono un migliaio di giostrai ambulanti e gestori di luna park, «artigiani del divertimento» come si autodefiniscono che da marzo hanno impacchettato tagadà e autoscontro e non hanno più rivisto la luce se non per qualche settimana in estate, relegati ai margini di città e paesi, con obblighi di chiusure anticipate che nella bella stagione significa quasi rimanere chiusi. Per chi non ha rispettato le prescrizioni sono fioccate le multe, com’è accaduto a Massimo Manzi, che ne ha ricevute due di fila a Fiumicino per aver sforato il limite tassativo delle 22 prima di smontare tutto e arrendersi, più che al Covid, ai vigili urbani. Sospese fiere, sagre e feste di paese, a loro non è rimasto che il bonus da seicento euro elargito dal governo ai lavoratori autonomi. «Non abbiamo bisogno di mance, ma di lavorare», è il sunto estremo delle richieste che si alternano al microfono.

Una giostra ferma a Fosso San Giuliano (Roma), foto di Andrea Sabbadini

Molti di loro sono giostrai itineranti e chiedono che «venga tutelato il nostro diritto al lavoro su tutto il territorio nazionale», dice il calabrese Luigi Pietrati. «Siamo completamente fermi da febbraio, non abbiamo ammortizzatori sociali dallo Stato, non abbiamo niente, dobbiamo difenderci con le nostre forze, che sono finite», aggiunge il segretario nazionale del Sindacato nazionale italiano spettacoli viaggianti (Sniv) Luca Moruzzi.

I giostrai si rivolgono al governo e ai comuni che vietano o restringono la loro attività con ordinanze spesso ancora più restrittive. «I sindaci stanno negando il nostro lavoro, per i luna park il lockdown non è mai terminato», sottolinea Ferdinando Uga, presidente dell’Associazione nazionale esercenti spettacoli viaggianti (Anesv), secondo il quale «le amministrazioni comunali stanno annullando diverse centinaia di tradizionali luna park autunnali nonostante il rispetto delle linee guida governative e dei piani di sicurezza, che prevedono la presenza di steward e la gestione dei flussi del pubblico». Inoltre, «i Comuni non concedono alle abitazioni mobili degli esercenti di sostare sul territorio, con pesanti conseguenze sulla scolarizzazione dei bambini, in quanto non si rispetta più il calendario degli spostamenti al seguito delle manifestazioni». Il risultato sono cinquemila aziende, molte delle quali individuali o a conduzione familiare, e 40 mila lavoratori del settore in gravi difficoltà.

C’è il rischio, spiegano in molti, che «tramonti definitivamente una tradizione», quella delle centinaia di famiglie di giostrai itineranti, spesso di origine sinti, che si tramandano il mestiere da un paio di secoli. Uno di questi, Luca Tanoni, presidente di una sede dell’Opera Nomadi intitolata a don Bruno Nicolini, «il prete degli zingari», racconta: «Siamo figli d’arte, mio nonno Nello fu caricato su un treno a Livorno durante la guerra per essere deportato ma riuscì a scappare, ogni volta che lo ricordava si metteva a piangere, poi prendeva la fisarmonica e cominciava a suonare». Poi recita a memoria l’articolo della legge che «riconosce la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante». Tanoni abita in una casa popolare, altri invece si stabiliscono in terreni nei quali possono parcheggiare i tir con le giostre, spesso molto ingombranti. Come Samuele, che vive in un campo sosta a Manziana, su un terreno acquistato vent’anni fa dai giostrai Canterini e che ospita oggi sette famiglie che fanno lo stesso mestiere. «Se non c’è festa non c’è lavoro», dice.

Secondo le sette organizzazioni dei giostrai in piazza, dall’Ansva Confesercenti alla Snav Cgil, poiché i luna park sono all’aperto è possibile rispettare il distanziamento e i rischi di contrarre il Covid sono decisamente minori rispetto ad altre attività ludiche o sociali. Per questo chiedono ai sindaci di non vietarli, anche se le preoccupazioni per l’escalation di misure restrittive sono tante. Le previsioni per quest’anno parlano di una media di cinquanta giorni di attività in totale, meno di due mesi, troppo poco per reggere l’urto di una crisi già devastante.

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