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Perché dire No all’inserimento nell’Ue dell’energia nucleare fra le fonti di energia “verdi”

Perché dire No all’inserimento nell’Ue dell’energia nucleare fra le fonti di energia “verdi”Centrale nucleare in Francia – Ap Photo/Vadim Ghirda

Appello agli europarlamentari Occorre respingere la colossale operazione di green washing che ci viene prospettata con questa proposta della Commissione UE

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 5 febbraio 2022

La Commissione UE il 2 febbraio 2022 ha varato l’atto delegato che inserisce il nucleare il gas tra le tecnologie per raggiungere la neutralità climatica nel 2050.

Noi sottoscritti, impegnati con associazioni e personalità verso il coordinamento antinucleare europeo, invitiamo il Parlamento europeo a respingere tale testo, come è nelle sue facoltà, se viene raggiunta la maggioranza assoluta di 353 eurodeputati che votano NO.

Con particolare riferimento all’energia nucleare, consapevoli che il suo ruolo essenziale è, al di là di ogni altro pretesto e giustificazione, quello produrre una presunta potenza geopolitica in modo incompatibile con i progressi verso il disarmo e la pace, sottolineiamo i seguenti aspetti critici:

1. L’energia nucleare non è una fonte di energia rinnovabile: infatti l’uranio e il torio, elementi indispensabili anche per i cosiddetti reattori di quarta generazione, è presente sulla terra in quantità limitate, destinate quindi all’esaurimento.

2. Non è vero che l’energia nucleare sia priva di emissioni di CO2: considerando l’intero ciclo, dall’estrazione dei materiali radioattivi, alla costruzione della centrale e alla sua dismissione definitiva, la CO2 emessa per MWh prodotto è pari a circa 100-150 kg, contro i 600-1200 kg delle fonti fossili tradizionali, i 45-90 kg del fotovoltaico, e i 15-25 kg di eolico e idroelettrico (fonte: Life cycle energy and greenhouse gas emission of nuclear energy: A review, di Manfred Lenzen, ScienceDirect 2008).

3. I rischi di incidenti nucleari sono già stati gravi e catastrofici, come dimostrato dagli incidenti di Three Miles Island (Stati Uniti 1979) e soprattutto Chernobyl (Ucraina 1986) e Fukushima (Giappone 2011). I rischi saranno ulteriormente accresciuti da eventi naturali di grande intensità collegabili ai cambiamenti climatici già in atto. Un disastro nucleare rende inutilizzabile per secoli vaste zone di territorio, oltre a produrre una catastrofe umanitaria.

4. Le scorie nucleari restano radioattive per decine o centinaia di migliaia di anni e a tutt’oggi non esiste al mondo una soluzione adeguata e già operativa per il loro stoccaggio. Mantenere il controllo e assicurare la sicurezza ambientale per tempi così lunghi è pura utopia.

5. Il costo dell’energia nucleare è oggi più del doppio di quello da fotovoltaico. Nel mondo nessun impianto nucleare viene costruito se non ci sono finanziamenti pubblici.  Se l’energia nucleare venisse inserita nella tassonomia “verde” europea toglierebbe enormi risorse al finanziamento pubblico delle vere energie rinnovabili, facendo frenare il processo virtuoso in atto che va invece accelerato se vogliamo raggiungere gli obiettivi del 2030 e del 2050.

6. L’energia da nucleare costituisce comunque una fonte marginale e senza futuro in un mondo che aspiri ad un futuro. Rappresenta non più del 10% dell’energia elettrica prodotta nel mondo e soddisfa circa il 2% dei consumi mondiali di energia. Questa quota potrà cambiare di poco se si vogliono mantenere standard “accettabili” di sicurezza tenuto conto dell’étà media (≈ 35 anni) dei 440 reattori attualmente in servizio, limitare la quantità di scorie prodotte e non esaurire velocemente le fonti di combustibile disponibili.

7. La prospettiva dei “mini e micro” reattori nucleari è ancora più dannosa perché produrrebbe una diffusione sul territorio di impianti a rischio, con accresciute difficoltà ad esercitare un controllo efficace sulle scorie radioattive e quindi a garantire la sicurezza delle popolazioni e dell’ambiente.

8. Gli studi sulla quarta generazione di reattori sono iniziati nel 2001 e ad oggi non sono progrediti apprezzabilmente e non è stato trovato uno schema che possa risolvere tutti i problemi sopra elencati. La Germania chiuderà le sue ultime centrali nucleari entro il 2022.

9. I tempi per costruire una centrale nucleare sono in media di 10 anni, quindi il contributo per raggiungere gli obiettivi energetici e di riduzione della CO2 al 2030 è in pratica nullo.

10. Ultimo e non da ultimo, in un mondo di guerre e di conflitti,  la diffusione dell’energia nucleare favorisce la proliferazione di armamenti nucleari e di prodotti fissili e/o radioattivi utilizzabili a fini terroristici, con conseguenze gravissime per l’intera umanità. Essa crea la base tecnica di materiale fissile potenzialmente impiegabile, con successive lavorazioni, per usi militari, in primo luogo da parte di attori statali alla ricerca di “grandeur” a livello globale o regionale.

Tutti questi motivi, che hanno ispirato da decenni la nostra azione antinucleare di ecopacifisti pragmatici, tanto da risultare addirittura “identitari” per l’ecologismo politico, dovrebbero spingere donne e uomini di buona volontà, quale che sia la loro cultura di riferimento, a respingere la colossale operazione di green washing che ci viene prospettata con questa proposta della Commissione UE. Lo ribadiamo in conclusione: concentriamo le risorse su un modello rinnovabile al 100 per cento e non danneggiamo, con scelte sbagliate, al tempo stesso, il clima, la sicurezza e le tasche dei cittadini europei!

Alfonso Navarra – Disarmisti esigenti

Antonia Sani – WILPF Italia

Luciano Benini – MIR Italia

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