Per un’etica antifascista, cent’anni dopo Matteotti
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Per un’etica antifascista, cent’anni dopo Matteotti

Saggi Nell'anno dell'anniversario dalla morte del deputato del Partito Socialista Unitario esce «10 giugno 1924, il fascismo uccide la democrazia», un antologia di scritti edita da Menabò
Pubblicato circa un mese faEdizione del 3 ottobre 2024

Cent’anni dopo nessuno può dire che il Ventennio sia stato quella «malattia» di cui ha parlato Benedetto Croce, in termini autoassolutori per sé e la sua classe. Il fascismo squadrista e poi il fascismo regime svelano l’assoluta compatibilità con il capitalismo. In questo senso è quella «autobiografia della nazione», un regime reazionario di massa capace di convincere e attivare anche ampi settori popolari, nell’elaborazione che Piero Gobetti ebbe modo di formulare in presa diretta, nel vivo della sconfitta storica del movimento operaio di fronte a quel «sovversivismo delle classi dirigenti» che denunciò Antonio Gramsci.

«Cento anni dopo l’assassinio di Matteotti gli eredi del neofascismo italiano sono al potere e questa coincidenza costringe a un ricordo che non sia di pura celebrazione o commemorazione», scrive Franco Corleone introducendo 10 giugno 1924, il fascismo uccide la democrazia (168 pagg, 18 euro, edizioni Menabò).

SI TRATTA di «un’antologia dell’etica antifascista», curata proprio da Corleone, che comprende vari testi gobettiani e altri scritti dell’epoca firmati da Turati, Nenni, Rosselli, discorsi e articoli dello stesso Matteotti e una postfazione di Davide Conti. Se nel Matteotti del 1924 (inserito nel libro in ristampa anastatica, come suggerì Carlo Rosselli) Gobetti restituisce il leader socialista a figura intera, altrimenti appiattito dalla retorica solo al suo ultimo discorso, in vari articoli della Rivoluzione liberale, il giovane intellettuale torinese consente ai posteri di comprendere trama e ordito, compresi gli errori dei «nostri», prima, durante e dopo l’Aventino.

Operazione editoriale che spicca in un panorama librario affollato di titoli. Paolo Pezzino, presidente dell’Istituto Parri, ha contato solo negli ultimi sei mesi ben 53 nuovi libri su Matteotti.

«È fuori luogo chiedersi cosa direbbero oggi Gobetti o Matteotti, perché è sufficiente quello che hanno espresso nel loro tempo», suggerisce Corleone senza rinunciare a domandarsi quale sia la lezione per l’oggi: «Matteotti denunciava l’abuso dei decreti legge da parte del fascismo, ad esempio. La risposta attuale è adeguata in difesa delle prerogative del Parlamento? Mussolini volle essere Capo del Governo con atto di imperio, ma la proposta in campo dell’elezione diretta del premier senza contrappesi che cosa ha di diverso? E la risposta è adeguata alla sfida? È tollerabile la proposta di una legge elettorale che ricorda quella di Acerbo del 1923 piuttosto che la legge truffa del 1953? Ed è tollerabile che si continui a votare con leggi elettorali dichiarate incostituzionali?».

IL FILO NERO ESISTE, Davide Conti, nella postfazione, fa notare che «questi scritti sono anche la storia di un processo al regime che non venne celebrato nemmeno nel dopoguerra, quando la “continuità dello Stato”, secondo la feconda lettura di Claudio Pavone, e la realpolitik della “guerra fredda” impedirono, nei fatti, non solo l’istruzione di una “Norimberga italiana” ma anche i conti con il fascismo».

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