Per Snowden amnistia. Anzi no
Datagate Parla il futuro vicedirettore Nsa. L’Agenzia smentisce, gelo dal Dipartimento di Stato
Datagate Parla il futuro vicedirettore Nsa. L’Agenzia smentisce, gelo dal Dipartimento di Stato
Trappolone o reale possibilità? È quanto ci si chiede dopo l’uscita pubblica, alla Cbs, di Richard Ledgett, il funzionario incaricato di gestire la vicenda Datagate, secondo il quale la Nsa potrebbe anche immaginare una forma di amnistia per Snowden, qualora l’ex agente fosse disposto a consegnare tutto il materiale in suo possesso, recuperato dagli immensi archivi dell’Agenzia nazionale di Sicurezza americana. L’affermazione di Ledgett apre nuovi spiragli alla vicenda che ha rivelato al mondo la capacità di immagazzinare dati dell’intelligence americana, spintasi decisamente oltre quelle che sembrano le esigenze determinate dalla «lotta al terrorismo».
Le parole del funzionario Nsa, però, non hanno incontrato grande entusiasmo da parte degli altri esponenti dell’Agenzia e anzi, hanno posto interrogativi sul futuro di Snowden e della stessa istituzione americana. Innanzitutto, secondo quanto rivelato da un ufficiale «senior» dell’amministrazione, gli Usa ignorano quanto sia ampio il materiale che Snowden ha consegnato a Glenn Greenwald e Laura Poitras, i due giornalisti che sarebbero in possesso di tutti i file recuperati dal trentenne ex agente Nsa (al momento in Russia con un anno di asilo politico garantito da Putin). L’incertezza sulla mole di documenti a disposizione dei giornalisti, rende quindi difficile un eventuale accordo, basato sul baratto tra l’amnistia e l’intero malloppo.
Le rivelazioni di Ledgett, inoltre, pongono importanti quesiti sul futuro della Nsa, all’interno della quale sembra ormai partita una lotta per il «post Datagate».
Dopo le parole di Ledgett – che ha specificato come le sue affermazioni siano da intendersi a «titolo personale» – è arrivata la smentita del generale Keith Alexander, l’attuale capo dell’Agenzia: «L’amnistia – ha detto – sarebbe una sorta di invito a creare altri casi come quello di Snowden». Sul caso il Guardian ha raccolto anche l’opinione di Michael Hayden, generale ed ex capo della Nsa, allineato con il suo successore: «non s’ha da fare, ha detto, perché incentiverebbe futuri Snowden». Simile commento è arrivato da Marie Harf, portavoce del Dipartimento di Stato: «la nostra posizione al riguardo non è cambiata».
A questo proposito, va specificato che per un’eventuale amnistia, dovrebbe entrare in campo l’autorità giudiziaria americana, che ad ora non ha commentato la notizia. Quindi, ufficialmente, la posizione degli Stati Uniti nei confronti del suo ex agente è la stessa di sempre, con Snowden accusato di «furto di proprietà del governo, comunicazione non autorizzata di informazioni di difesa nazionale e comunicazione volontaria di informazioni classificate ad una persona non autorizzata».
A leggere le reazioni sembrerebbe poco probabile un’amnistia a Snowden, ma a questo proposito entra in gioco l’autore dell’azzardo. Richard Ledgett infatti viene considerato come il probabile prossimo vicedirettore della Nsa, dopo il ritiro annunciato – come per il numero uno Alexander – dell’attuale numero due, John Inglis: la posizione di Ledgett quindi potrebbe essere determinante in futuro. Proprio Ledgett non a caso, prima della proposta alla Cbs, aveva rilasciato un’intervista alla Reuters, nella quale ha annunciato importanti cambiamenti all’interno dell’agenzia. Secondo quanto trapelato, ci sarebbero almeno 40 proposte di revisione della Nsa, mentre appare assodato che l’agenzia non sarà divisa dal Cyber Command militare che ha come scopo quello di difendere il network Usa da attacchi esterni. Secondo quanto detto dalla portavoce del National Security Council americano, serviranno ancora diverse settimane – almeno fino a gennaio – prima che possa essere annunciato qualcosa in relazione alle riforme dell’agenzia di sicurezza.
Ledgett inoltre, nella sua intervista, ha anche lasciato intendere che almeno altre due persone sarebbero al momento sotto inchiesta disciplinare e che la task force al lavoro per evitare altre fughe di dati, avrebbe già creato 41 nuove procedure tecniche per salvaguardare il materiale in possesso dell’agenzia; infine ha difeso il lavoro dell’intelligence al fine di proteggere il paese da attacchi terroristici, ma ha fatto ammenda su come la Nsa ha gestito l’intero scandalo: «penso francamente che avremmo potuto fare meglio e ciò che vedrete da ora è il nostro nuovo volto».
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