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Per salvare il mare tuteliamo la terra e le zone costiere

Per salvare il mare tuteliamo la terra e le zone costiere

Spesso, davanti ai frequenti scenari ambientali disastrosi, siamo portati a pensare che alcuni problemi siano più grandi di noi. La prospettiva però può cambiare se ci ricordassimo che viviamo in […]

Pubblicato più di un anno faEdizione del 16 febbraio 2023

Spesso, davanti ai frequenti scenari ambientali disastrosi, siamo portati a pensare che alcuni problemi siano più grandi di noi. La prospettiva però può cambiare se ci ricordassimo che viviamo in un pianeta in cui tutto è connesso, che anche quel che accade in mare si origina a terra e in larga parte dipende dai nostri comportamenti.

La notizia, poco confortante, è che secondo le nuove proiezioni dell’Enea sugli effetti del riscaldamento globale, a causa dell’innalzamento del livello dei mari, entro il 2100, sono a rischio fra 2500 e 5000 chilometri quadrati di territorio italiano. Nello scenario climatico migliore, l’innalzamento previsto sarebbe almeno di 40 centimetri.

Il risultato è che sono in tutto una quarantina le zone italiane più a rischio, alcune più vulnerabili, come Venezia, e altre meno, ma il fenomeno colpisce tutta la Penisola. Sono a rischio concreto migliaia di chilometri di costa e tutte le attività a essa legate, a cominciare dalla pesca artigianale, l’agricoltura e il turismo. Per limitare i danni dobbiamo intraprendere azioni di mitigazione per tagliare al massimo le emissioni di gas serra e progettare sistemi adeguati per fronteggiare l’innalzamento del livello del mare e l’erosione delle coste. Molto interessanti sono gli interventi alternativi ispirati dalla natura per conservare, gestire in modo sostenibile e preservare la funzionalità di ecosistemi naturali per ridurre il rischio costiero e climatico, come si sta facendo lungo la costa romagnola.

Interventi mirati a aumentare la resilienza della costa attraverso l’arredo urbano «verde» che diventa «misura di sicurezza» contro le alluvioni da mare, unendo la componente estetica a quella funzionale, l’efficacia di dispositivi di ombreggiatura e l’incremento delle aree verdi su quelle asfaltate per ridurre l’effetto isola di calore a tutela del benessere dei cittadini. Altre misure di adattamento come quelle prese per la laguna di Venezia, con il discusso Progetto Mose, ci dimostrano che a fronte di un elevato grado di efficienza e tecnicismo interventista servono così tanto tempo e soldi per la messa in opera che conviene pensare subito a come difendere le nostre coste, e quali mezzi immediati si possono usare. Slow Food ogni due anni si ritrova a Genova per Slow Fish (quest’anno dal 1 al 4 giugno), l’evento internazionale in cui si riuniscono comunità di pescatori, scienziati, cuochi, attivisti e organizzazioni di settore per ricordarci quanto sia importante educare il pubblico al consumo consapevole e mettere in pratica semplici e salutari comportamenti virtuosi per mitigare gli effetti del cambiamento climatico a partire dalle abitudini alimentari. Ognuna delle buone indicazioni su cui ci spendiamo da anni e che possiamo seguire per il cibo di terra, come ad esempio mangiare meno carne e di migliore qualità, acquistare solo cibo di stagione locale che è più fresco e ha percorso meno chilometri per arrivare sulla tua tavola, può essere applicata anche al pesce che scegliamo di acquistare e mangiare. Un futuro migliore, un mare sano e pulito potranno esserci solo se ognuno di noi vorrà svolgere il proprio ruolo sentendosi parte di un sistema planetario dove tutto è interconnesso. La vita del mare comincia da terra e la nostra vita è legata a quella del mare.

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