Politica

Per Renzi una partita sempre più complicata

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Quirinale Il salva Silvio è dventato un ostacolo al patto del Nazareno

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 7 gennaio 2015

Il pasticciaccio del salva Silvio ha reso ancora più difficile una partita che per Renzi si profilava già come quasi proibitiva: quella per il Colle. Il velocista e i suoi molti gregari si sgoleranno di qui al fatidico giorno ripetendo che l’articolo infilato nel decreto attuativo della delega fiscale da mano ignota non era stato pensato per fare un favore al socio del Nazareno. Fiato sprecato. Nella scelta del papabile, il premier dovrà comunque procedere con i piedi di piombo, per evitare che il prescelto appaia troppo evidentemente come una emanazione del Nazareno. Inoltre, guaio anche peggiore, la faccenda ha costretto Arcore a scoprire carte che Berlusconi e i suoi avvocati intendevano mantenere nascoste. E’ stato il capo dei senatori azzurri Romani, imbeccato da Berlusconi, a dire quasi a chiare lettere che il prossimo presidente dovrà «porsi il problema» di restituire l’agibilità politica al capo forzista. Ogni candidato sarà quindi passato al vaglio sulla base della disponibilità o meno a prestarsi al gioco. Se lascerà intendere di essere pronto, la minoranza Pd (e non solo quella) non potrà votarlo. Se invece giurerà di non pensarci per niente, allora saranno i berlusconiani a mettere il loro considerevole peso sul piatto della bilancia.
In queste condizioni, eleggere il presidente alla quarta votazione, come nei piani del Nazareno, diventa ancora più difficile. Solo che, se quella votazione andasse a vuoto, entrerebbero in gioco i partiti trasversali che mirano a eleggere un presidente non politico. Inevitabilmente, la clamorosa gaffe rafforza «il partito della legalità», quelli cioè che vorrebbero un presidente anti-corruzione. In soldoni un presidente-magistrato. Circola inevitabilmente, da mesi, il nome del presidente del Senato Grasso, ma la vera carta, invece, è probabilmente Raffaele Cantone, che è giovane (il che per Renzi è dote politica essenziale) ed è anche, sul piano politico, molto vicino al premier.
Se tutto si limitasse a una questione interna italiana, tra i partiti extrapolitici quello in toga sarebbe di certo il più forte. Ma siccome la faccenda riguarda invece non solo l’Italia ma anche l’Europa, in pole position (se il Nazareno non riuscirà a imporre un presidente politico a tutto tondo) c’è un altro partito trasversale: quello che mira a un presidente-commissario che garantisca la presa europea sull’Italia ma possa anche, come faceva Napolitano, garantire per l’Italia con la Ue. Il pasticcio del salva Silvio ha in realtà azzoppato, o almeno fortemente indebolito, il più papabile tra i candidati «europei», il ministro Padoan. Ma a parte che non è detta l’ultima, non è il solo a vantare caratteristiche apprezzate a Bruxelles. Non che la rosa sia proprio foltissima, se si elimina il nome di Prodi, che coniugherebbe le caratteristiche del presidente-politico e anche europeo. In testa alla lista ci sarebbe in realtà Mario Draghi. Si è detto indisponibile, è vero, ma si sa come vanno le cose quando c’è di mezzo il Quirinale…

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