Per l’Ema il beneficio del vaccino AstraZeneca è positivo anche sotto i 60 anni
Il parere Secondo l’Agenzia Europea del Farmaco i limiti fissati dai principali governi europei, che hanno riservato le vaccinazioni ai più anziani, sono eccessivamente prudenziali
Il parere Secondo l’Agenzia Europea del Farmaco i limiti fissati dai principali governi europei, che hanno riservato le vaccinazioni ai più anziani, sono eccessivamente prudenziali
L’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) è tornata ad occuparsi della sicurezza del vaccino AstraZeneca, dopo le circa 300 segnalazioni di trombosi anomale registrate in tutto il continente. Gli esperti dell’Ema hanno confrontato il diverso rischio di trombosi con il beneficio derivante dalla vaccinazione in termini di ricoveri, ingressi in terapia intensiva e di decesso, in diversi scenari di contagio. Secondo i calcoli dell’Ema, i limiti alle vaccinazioni AstraZeneca fissati dai principali governi europei, che hanno riservato le vaccinazioni ai più anziani, sono eccessivamente prudenziali, perché il beneficio del vaccino risulta superiore al rischio anche nelle fasce più giovani.
Con l’attuale livello di contagio in Italia (circa 600 casi per centomila abitanti su base mensile, un livello etichettato come «alto» dall’Ema) anche per chi ha meno di 30 anni il rischio di finire in terapia intensiva per colpa del Covid è circa tre volte più elevato rispetto a quello (bassissimo) di avere una trombosi con assenza di piastrine a causa della vaccinazione. Il limite fissato dall’Italia, che riserva il vaccino solo ai più anziani, farà dunque aumentare il numero di casi gravi di Covid tra i giovani almeno finché anche loro non potranno vaccinarsi. Nella situazione attuale di alta circolazione virale e di mancanza di dosi per i giovani, l’estrema prudenza adottata dal governo non è confermata dal calcolo del rischio. D’altronde non è un mistero che la decisione di limitare il vaccino agli over 60 puntasse soprattutto a rassicurare un’opinione pubblica spaventata.
Solo se il livello di contagio scendesse a 55 casi per centomila abitanti al mese – cioè dieci volte inferiore a quello attuale – avrebbe senso rifiutare il vaccino in nome del rischio di effetti collaterali, per chi ha meno di sessant’anni. Fermando la circolazione del virus, infatti, la probabilità di contrarre il Covid in forma grave è addirittura più bassa del rischio di effetti collaterali gravi.
Se invece si confronta il rischio di morte per Covid con l’insorgenza delle trombosi post-vaccino, il calcolo compiuto dall’Ema rivela che il numero atteso di morti per Covid è inferiore a quello delle trombosi solo sotto i trent’anni in uno scenario di alta circolazione del virus, sotto i 40 con una circolazione «media» (401 casi per centomila abitanti al mese) e sotto i 60 anni con un livello di contagio «basso».
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