Per l’Agcom c’è poco Pd in tv
Par condicio Visti i dati del primo monitoraggio della campagna elettorale, l'Autorità emette due "forti richiami" per i tg di La7 e Mediaset: la prima avvantaggerebbe M5S e la seconda Forza Italia. Ma anche su Skytg24 e Rainews sarebbero i grillini e Liberi e Uguali a togliere spazio al partito di Renzi
Par condicio Visti i dati del primo monitoraggio della campagna elettorale, l'Autorità emette due "forti richiami" per i tg di La7 e Mediaset: la prima avvantaggerebbe M5S e la seconda Forza Italia. Ma anche su Skytg24 e Rainews sarebbero i grillini e Liberi e Uguali a togliere spazio al partito di Renzi
Al primo monitoraggio sul pluralismo in campagna elettorale scattano subito i richiami dell’Autorità garante per le comunicazioni alle televisioni, private e Rai. Richiamo «forte» per il telegiornale di La7 e per il Tg4 e Studio aperto, richiamo semplice per Skytg24 e Rainews. Può sorprendere che, secondo la lettura dei dati dell’Agcom, le liste avvantaggiate risultino il Movimento 5 Stelle e Lega, la lista svantaggiata quella del Pd.
Il monitoraggio si riferisce alla settimana dal 15 al 21 gennaio, la prima a essere compresa nel periodo della par condicio. Nel dettaglio, i tg di La7, «specie nelle edizioni principali», hanno dato troppo spazio «ai soggetti politici M5S e Lega a svantaggio di altri partiti e segnatamente Pd e Forza Italia». I telegiornali Mediaset, prevedibilmente, un «elevato tempo di notizia fruito da Forza Italia a svantaggio delle altre forze politiche». Il telegiornale di Sky «eccessivo tempo di parola a M5S e Liberi e Uguali a detrimento delle altre forze politiche». E infine nel canale all news della Rai è stato registrato uno «squilibrio nei tempi di parola a favore di LeU e a detrimento del Pd».
Dall’analisi delle tabelle pubblicate dall’Agcom si scopre che nei tg di Rete quattro e Italia al partito di Berlusconi è dedicato oltre il 30% del tempo di notizia rispetto a poco più della metà offerto al Pd. Il tempo di notizia è quello in cui una forza politica viene citata in forma indiretta dai giornalisti, mentre il tempo di parola è quello in cui un leader o rappresentante di partito parla direttamente in video. Quest’ultimo è considerato più efficace. Mediaset replica infatti parlando di un «irrigidimento» dell’Agcom che fino qui si era concentrata sul tempo di parola, in effetti più bilanciato nel caso delle tv berlusconiane. E segnala la «disparità di trattamento tra il contesto iper regolato di tv e radio e il web». L’Agcom ha poi conteggiato che i tg di La7 hanno dedicato oltre il 30% del tempo di parola al M5S e oltre il 13% alla Lega, lasciando al Pd meno del 10%. Secondo il direttore del telegiornale Enrico Mentana il richiamo è «patetico, irrispettoso e offensivo» dal momento che in cifra assoluta il tempo di parola dato ai 5 Stelle è stato di 4 minuti e 18 secondi «su oltre nove ore e mezza di telegiornali». Il deputato Pd Michele Anzaldi parla invece di «trattamento a reti unificate contro il Pd» e chiede «opportuni bilanciamenti».
Quanto a Sky, il M5S risulta aver goduto del 28% del tempo di parola contro il 18,5 del Pd, mentre a LeU è stato concesso quasi il 10% (ma in questa emittente come nelle altre non è «merito» di Pietro Grasso che anzi come presidente del senato raccoglie percentuali di presenza sugli schermi assai basse).
Sempre ieri l’Agcom ha deciso di non sanzionare la Rai per la dichiarazione di voto (in favore dei 5 stelle) fatta da Orietta Berti durante la trasmissione di Radio 1 Un giorno da pecora il 16 gennaio. Essenzialmente perché i conduttori in una puntata successiva hanno annunciato che non ripeteranno l’errore.
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