Cento anni fa, il 12 giugno 1923, all’Aeolian Hall di Londra, andò in scena la prima rappresentazione di Façade di William Walton, su poesie di Edith Sitwell, spettacolo per il quale Frank Dobson disegnò il sipario. Fu quasi uno scandalo; ma con molti equivoci. L’opera non è affatto concepita nello spirito delle avanguardie di allora, è piuttosto un Entertainement ironico, giocato su allusioni poetiche che rasentano il non senso e citazioni di melodie diffusissime. L’invenzione ritmica di Walton è inesauribile: di fatto i 21 brani che compongono l’opera sono variazioni via via più intricate di un modulo ritmico ripetitivo e percussivo, che si adeguano ai suoni e al ritmo delle parole.

IL RISULTATO non solo è ironicamente irresistibile, ma trascina l’ascoltatore nel piacere di abbandonarsi al ritmo delle parole e di lasciarsi coinvolgere nella decifrazione per lo più difficile dei significati dei versi, che tuttavia un senso invece ce l’hanno. La voce, o le voci, dei recitanti sono accompagnate da un piccolo gruppo strumentale: flauto, clarinetto, sassofono, tromba, violoncello e percussioni.

La redazione consiglia:
Solisti internazionali e giovani talenti, in 200 anni di Filarmonica RomanaL’Accademia Filarmonica ha inaugurato l’attuale stagione di concerti proprio con questo straordinario gioiello in cui poesia, musica, teatro si fondono a creare un intrattenimento d’irresistibile fascino comico e musicale. I sipari, divertentissimi e ammiccanti al disegno déco, sono di Claudio «Greg» Gregori, che è anche una delle due voci recitanti; l’altra è Carlotta Proietti, entrambi bravissimi, divertentissimi, con un intuito preciso, infallibile del senso insieme musicale e teatrale. Era Pasquale Corrado a dirigere il gruppo strumentale Syntax Ensemble (Maruta Staravoitava, flauto; Marco Ignoti, clarinetto; Mario Marzi, sassofono; Giorgio Distante, tromba; Fernando Caida Greco, violoncello, e Dario Savron, percussioni): la chiarezza ed efficacia del risultato presuppone un lavoro paziente, minuzioso, alle prove. Un tale trionfo di scrupolosità e d’ironia giunge come un balsamo in un’epoca di confusione – per essere eufemistici – come la nostra.

APRIVA la serata una pagina nuova, fresca d’inchiostro – o di computer – composta da Pasquale Punzo rielaborando spunti tratti dalle figure sonore di Façade. Una musica che dal soffio rifinisce nel soffio, Rilùcere. O che fa lievitare il suono dal silenzio, la luce dal buio. Scritta con molta maestria, forse il suo limite è che non suoni, all’ascolto, davvero nuova. Il pubblico ha festeggiato gli artisti applaudendoli tutti calorosamente.