Se le manifestazioni nei tribunali o le sfilate dei ministri non le avevamo ancora viste, la raffica di leggi per bloccare la magistratura e tutelare Silvio Berlusconi non sono una novità di questi primi giorni di legislatura. Ma chiariscono bene i limiti della «pacificazione» possibile con il Pdl. E quando ieri si è diffusa la notizia che il centrodestra intende ripartire dal disegno di legge sulle intercettazioni presentato dal vice premier Alfano – ma cinque anni fa, quando era ministro della giustizia di Berlusconi – lo sconforto del Pd ha preso la forma di decine di dichiarazioni di protesta. Tutte del genere: non sono queste le priorità.

Le proposte di legge per limitare il ricorso alle intercettazioni telefoniche e ambientali, e impedirne comunque la pubblicazione, sono almeno tre (dei deputati Bianconi e Costa e del più noto senatore Scilipoti). Ma il Pdl e i suoi alleati hanno già presentato anche proposte per inasprire la responsabilità civile (il socialista berlusconiano Barani), la responsabilità disciplinare e il trasferimento d’ufficio dei magistrati (Nitto Palma, prima di diventare presidente della commissione giustizia del senato), per separare le carriere di giudici e pm (ancora Barani) e anche una proposta di legge costituzionale che riprende un vecchio pallino di Silvio Berlusconi e punta a limitare l’attività propria della Corte costituzionale, quella di cancellare le leggi illegittime.

Quest’ultima proposta, in particolare, è stata avanzata alla camera dei deputati dall’ingegnere bresciano Davide Caparini e dal resto del gruppo della Lega Nord. Prevede un quorum per i giudizi di incostituzionalità. Vale a dire – «per assicurare una maggiore forza e autorevolezza alla Corte» – che le sentenze che dichiarano l’illegittimità costituzionale di una legge dovranno essere prese con il voto favorevole di 10 giudici su 15. Altrimenti la legge resta in vigore, come sarebbe successo – ad esempio – al lodo Alfano (che immunizzava Berlusconi presidente del Consiglio da tutti i processi) che nell’autunno del 2009 venne bocciato con 9 voti contro 6.

L’argomento è delicato e non è mai stato particolarmente nel cuore dei leghisti, mentre sono conosciute le attenzioni del circolo berlusconiano per gli equilibri della Consulta. Del Cavaliere e di Alfano che, è storia, pochi mesi prima della decisione della Corte sul lodo furono ricevuti a cena da un giudice costituzionale, ospite anche un altro giudice. E poi di alcuni amici stretti di Berlusconi, come Denis Verdini, Nicola Cosentino e Marcello Dell’Utri, accusati di fare parte della cosiddetta P3 che aveva tra i suoi interessi anche quello di favorire un giudizio della Corte favorevole al lodo Alfano. Su quei movimenti indaga ancora la procura di Roma, che ha chiesto al nuovo parlamento di autorizzare l’acquisizione dei tabulati telefonici di Verdini, Cosentino e Dell’Utri. La richiesta è arrivata alla giunta della camera, presidente Ignazio La Russa, e prima di essere esaminata dovrà superare l’ostruzionismo del Pdl che si basa sul fatto che i tre non sono più deputati (Cosentino e in custodia cautelare in carcere, Dell’Utri è libero con una pesante condanna in secondo grado per mafia e non è stato ricandidato, Verdini è al senato). Non ci sono dubbi però che la competenza sia della giunta di Montecitorio, che infatti si sta già occupando dei casi di alcuni ex deputati (Pepe, Giordano).

Se La Russa può presiedere la giunta per le autorizzazioni in quanto dal punto di vista formale è un rappresentante delle opposizioni – con i suoi Fratelli d’Italia non ha votato la fiducia al governo Letta – altrettanto si candida a fare la Lega al senato, sempre in virtù del mancato voto di fiducia. A palazzo Madama la giunta si occupa anche della ratifica delle elezioni, e cioè dovrebbe pronunciarsi sulla sorte di Berlusconi quando il Movimento 5 stelle presenterà la richiesta di ineleggibilità in base alla famosa legge del 1957 che per due volte, nel ’94 e nel ’96, la camera non applicò consentendo a Berlusconi di salvare il seggio. Stavolta, visti gli equilibri in giunta (10 commissari di centrosinistra più 4 grillini, un montiano e 8 di centrodestra) per il Cavaliere non ci sarebbero chance, a meno che il Pd non decidesse di prendersi a viso aperto la responsabilità di dichiarare Berlusconi pienamente legittimato a rappresentare il suo partito e i suoi elettori in parlamento.

Altrimenti la soluzione più facile e a questo punto più probabile sarà continuare a collocare la Lega all’opposizione (all’opposizione, cioè, anche di Berlusconi), togliere a Sinistra ecologia e Libertà la guida della giunta – a questo preludono i furiosi attacchi del centrodestra a Laura Boldrini e forse anche i silenzi del Pd – e consegnare la presidenza all’unico leghista in giunta, Raffaele Volpi. Il presidente infatti può decidere sull’ammissione al dibattito delle richieste dei senatori e potrebbe bloccare in partenza la discussione sull’ineleggibilità di Berlusconi, con l’argomento che il caso è già stato esaminato due volte in legislature precedenti (tesi sostenuta anche dall’ex presidente della Consulta Valerio Onida).