Visioni

Per i Chemical Brothers un live festante e post-moderno

Per i Chemical Brothers un live festante e post-modernoChemical Brothers – Foto Hamish Brown, illustrazione Ruffmercy

Concerti Il duo inglese ha terminato il tour italiano al Medimex di Bari

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 20 luglio 2022

Vero e proprio visibilio, qualcosa che ha a che fare con una liturgia tutta post-moderna, un rito di bassi profondi e suoni distillati, come filtrati dalla luce e da pixel traslucidi, il concerto dei Chemical Brothers è forse l’evento dal vivo più importante degli ultimi tempi insieme all’esibizione online dei Godspeed You! Black Emperor (in occasione dell’uscita del loro ultimo disco), versione spettrale, specie di nemesi, dello spettacolo elettronico, policromo dei Chemical Brothers. La pandemia sembra superata, e allora gli spazi desolati, chiusi, quasi sbrecciati in cui si svolgeva G_d’s Pee AT STATE’S END! dei Godspeed You! si aprono all’esterno, all’invasione dell’atmosfera, dei tramonti, della folla eccitata, liberata, che ha animato il 14 luglio l’ultima data italiana del live dei Chemical Brothers al Medimex di Bari, dopo Milano, Roma, Bologna e prima di spostarsi in Belgio: occasione magari per recuperare, per chi l’avesse persa, quella che non è una semplice esibizione ma qualcosa di simile a una sinestesia.

SIMULACRI elettrici, eretti su ascisse e ordinate dell’enorme schermo alle spalle di Ed Simons e Tom Rowlands, coordinate di un mondo virtuale, ma di una virtualità retrò; figure retinate che si eclissano dalle due dimensioni e ti vengono incontro, ondeggiano, biascicano stadi di coscienza artificiale, ritorni analogici, catafalchi di pixel; e ancora donne lattiginose dalla voce celestiale; boschi immersi in un’atmosfera sanguigna; mentre poi all’improvviso, reali nella loro carne di lattice, calati dall’alto con dei fili come marionette, cominciano a marciare due enormi robottini: insomma analogico e digitale, concreto e virtuale, fumi e raggi laser, che si intersecano al ritmo di musica, con picchi di techno addirittura sublimi, come nel caso di MAH oppure, ovviamente, Hey Boy Hey Girl che emergono dal continuum, dal continuo ragionare e aggiornare (i motivi, i ritornelli) da parte del mixaggio.

CERTO, tutto ciò nonostante alcuni incagli della scaletta, qualche brano blando, un po’ troppo pop rispetto alla struttura vibrante, sferzante del concerto: ma è un’inezia in confronto al complesso. Il concerto parte con un lacerto di Come With Us e poi con Block Rockin’ Beats, quel funk di basso, quel drum&bass che fu uno dei marchi lasciati sulla pelle dei ragazzi degli anni novanta, insieme a quello impresso dai Prodigy e magari al crossover dei Rage Against the Machine. Ora quei ragazzi si ritrovano dopo la catastrofe delle loro vite; si guardano, si parlano: balleranno tutto il tempo per poi tornare a perdersi nella notte. Il resto è apoteosi elettronica, ritmi ipnotici, quei suoni al silicone che sbottano come bolle o dettano i tempi del baccanale post-moderno, luminoso, immaginato dai Chemical Brothers. Ecco, c’è qualcosa di festante, di gioioso in questo live multicolore, che non fa che celebrare l’ebrezza della danza e, alla fine, della vita, nonostante tutto.

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