ExtraTerrestre

Peperoncino, il piccante a km zero

C’è stato un tempo nel quale il pepe era carissimo e riservato ai ricchi e ai borghesi. Come altre spezie, proveniva dall’India e dall’Estremo Oriente e ha fatto la fortuna […]

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 30 aprile 2020

C’è stato un tempo nel quale il pepe era carissimo e riservato ai ricchi e ai borghesi. Come altre spezie, proveniva dall’India e dall’Estremo Oriente e ha fatto la fortuna delle repubbliche di Genova e di Venezia. La sua presenza nelle ricette e sulle tavole, dall’antichità romana attraverso il medioevo e fino a tutto il 17° secolo, a volte ostentata perfino come finger food, è stata a lungo segno di distinzione sociale e testimonianza della ricchezza del padrone di casa. Del peperoncino abbiamo invece avuto contezza ben dopo la conquista del continente americano: proviene infatti da laggiù, come i fagioli, le zucche, i pomodori, il tabacco e tanto altro. Il peperoncino, a differenza del pepe, non è mai stato oggetto di grandi commerci e di monopoli visto che la pianta (famiglia Solanaceae, genere Capsicum, specie C. annuum, C. chinense, C. frutescens) ha attecchito facilmente nell’area mediterranea (ma anche in tutto il mondo), mettendo a disposizione di tutti e praticamente a costo zero la preziosa e piccante bacca.

Che il peperoncino piaccia è pacifico, sia pur con qualche eccezione e con gradi diversi di innamoramento. Che faccia bene (o così bene) è invece ancora una questione attorno alla quale si sfidano dati, opinioni, esperienze (e forchette). Secondo alcuni è da considerare poco meno che una panacea. Restiamo con i piedi per terra e limitiamoci ai vantaggi per il cuore, i più confermati dalla ricerca scientifica.

Buon apportatore di vitamina C, sostanze antiossidanti protettive, acidi grassi polinsaturi (nei semi, macinati assieme al frutto): per tutto questo il peperoncino ha effetti benefici sul sistema cardiovascolare, riduce il colesterolo “cattivo” e aumenta quello “buono” (British Journal of Nutrition 2017 Jul 4:1-10). La piccante capsaicina migliora il controllo di appetito e sazietà (European Journal of Pharmacology 2013;720:55-62) e stimola il rilascio di ossido nitrico da parte della parete arteriosa, migliorando il controllo della pressione arteriosa. Lo studio “Moli-Sani” conferma che il consumo regolare di peperoncino riduce il rischio di mortalità (Journal of the American College of Cardiology 2019;74(25):3139–3149). Fa invece tristezza il peperoncino presente negli spray antiaggressione. Malinconica parabola, mi vien da dire, per una spezia associata nell’immaginario collettivo alla calda gioia di vivere e oggi ridotta a strumento di autodifesa da balordi e malintenzionati. Così va il mondo…

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