Da New York, dove si trova per seguire l’assemblea generale delle Nazioni unite, Luigi Di Maio è costretto a correre ai ripari. Dopo aver rotto gli equilibri interni e forzato gli accordi sulla composizione del governo, si ritrova i parlamentari in subbuglio. E una prima defezione, quella della senatrice Gelsomina Silvia Vono, che a sera, confermando la voce circolata nel pomeriggio, annuncia l’adesione addirittura alla formazione di Renzi, Italia Viva.

Il «capo politico» cerca di minimizzare le proteste che arrivano dall’assemblea del gruppo al senato rilanciando il processo di ristrutturazione interna del M5S. «Ci sarà un gruppo di 12 persone a livello nazionale che si occuperà dei temi del M5S: ogni portatore legittimo di interesse potrà avere il suo interlocutore. In questo ’team del futuro’, alcune persone si occuperanno di comunicazione e organizzazione interna», dice Di Maio. Insomma, il «capo politico» conviene sul fatto che una forza di governo e con percentuali a due cifre «non può basarsi solo sulle decisioni di una singola persona», ma smentisce che la riunione di martedì al senato si sia trasformata in un processo alla sua persona. I 70 parlamentari (su cento) che hanno firmato il documento che propone maggiore collegialità si riferirebbero soltanto al funzionamento del gruppo a palazzo Madama: questa è la versione dei fatti che lui e alcuni dei senatori che gli sono più vicini hanno divulgato nelle scorse ore.

Ma per tutta la giornata di ieri si sono rincorse voci di imminente abbandono del M5S da parte di alcuni eletti. Per di più in direzione Lega. Secondo il vicesegretario leghista Andrea Crippa ci sarebbero una ventina di senatori grillini pronti o quasi a passare con lui pur di non stare in maggioranza col Pd. Lo stesso Salvini ieri mattina aveva annunciato «sorprese». Poi, però, trapelano voci ancora più circostanziate su un gruppetto di senatori che sarebbe in transito verso i renziani o, in alternativa, verso Forza Italia. A rompere gli indugi è appunto Gelsomina Vono, eletta in Calabria e con un passato da assessora nel comune di Soverato in quota Italia dei Valori in una giunta retta dal Pd. La sua cooptazione come senatrice creò polemiche tra gli attivisti della regione. Anche gli altri in procinto di traslocare sarebbero soprattutto eletti nei collegi uninominali, scelti da Di Maio alle elezioni politiche come «fuori quota» che senza passare per le parlamentarie avrebbero dovuto rappresentare l’apertura dei 5 Stelle alle istanze della società civile. Se davvero dovessero entrare nel gruppo di Renzi, la maggioranza che al senato si regge su pochi voti non sarebbe a rischio, ma sarebbe indebolita la posizione del M5S e soprattutto quella di Di Maio.

Tutto avviene in mezzo ad una cascata di riposizionamenti o discussioni interne di vari livelli dei 5 Stelle. Oggi a Bruxelles i parlamentari europei incontreranno i Verdi, nella speranza di trovare un gruppo che li accolga. È caduto l’argomento pregiudiziale principale (il fatto che M5S fosse alleato con la Lega), ma gli ecologisti europei continuano a diffidare di un partito che ancora rivendica alcune delle azioni compiute all’epoca gialloverde. In Umbria non si placano i malumori per il «patto civico» col Pd sulle regionali. E in Calabria un documento firmato da decine di esponenti locali diffida i vertici dall’avanzare proposte di alleanza calate dall’alto.

Sabato prossimo, invece, a Roma si incontreranno i grillini del Lazio. A introdurre l’assemblea ci sarà Roberta Lombardi, che ha spinto come pochi altri per l’alleanza col Pd.