Economia

Pensioni, sindacati insoddisfatti e minacce di nuovi ricorsi

Pensioni, sindacati insoddisfatti e minacce di nuovi ricorsi

Le reazioni al "bonus Poletti" "Offensivo, viola la sentenza della Consulta". Cisl e Uil critiche rispetto al provvedimento annunciato dal governo, Spi Cgil un po' più cauta. E i manager annunciano che si rivolgeranno al giudice

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 19 maggio 2015

«Offensiva nei riguardi dei diritti dei pensionati», secondo la Fnp Cisl. «Irrispettosa della sentenza della Consulta», commenta la Uil. «Una prima parziale risposta, ma la questione non è ancora risolta», dice più cautamente lo Spi Cgil. La soluzione indicata ieri dal governo non soddisfa i sindacati. E dalle associazioni dei manager, tra quelle che avevano originato l’iter verso la Corte costituzionale, arriva una premonizione, che è pure un annuncio: «Molti cittadini vorranno rivendicare i propri diritti e ricorreranno al giudice». Quindi probabili ricorsi, anche se per quelli ci vuole tempo e nel caso sarà già un’altra era economico/politica, con buona pace di Matteo Renzi e delle imminenti elezioni regionali.

A tracciare il quadro dei rimborsi annunciati, piuttosto poveri, sono appunto Federmanager e Manageritalia: «Dei 10-12 miliardi lordi di impegno di spesa, dati dai 5 miliardi per il biennio 2012-2013, più il ricalcolo su 2014 e 2015, tornano indietro solo 2 miliardi – spiega l’avvocato Riccardo Troiano – Cifre che parlano da sole».

Ma, soprattutto, stona il diverso trattamento riservato alle pensioni d’oro, qualche anno fa, quelle sopra i 90 mila euro, a cui dopo un’analoga sentenza della Consulta è stato restituito tutto, e il trattamento riservato invece a chi percepisce assegni medi o addirittura medio-bassi: «Chi è sopra i 3 mila lordi euro non avrà nulla – aggiunge il legale delle associazioni dei manager – questo è un sacrificio chiesto a pensionati che non ricevono trattamenti alti, quando invece chi percepiva pensioni superiori ai 90 mila euro si è visto dichiarare incostituzionale il contributo di solidarietà con conseguente restituzione: già questa è una violazione della sentenza».

E infine, sull’una tantum: «I 500 euro annunciati sono una media, quando il rimborso medio totale avrebbe dovuto essere di 2.000-2.500. A conti fatti, anche chi otterrà il rimborso una tantum avrà un quarto o un quinto di quanto gli spettava. Inoltre sembra di capire che con 500 euro si chiude anche tutta la partita del 2015, quindi l’una tantum andrebbe a coprire quanto sarebbe spettato, ai milioni di cittadini interessati, dal 2012 a dicembre 2015». «La Costituzione è stata disattesa è la conclusione – Tutti sono stati danneggiati, anche chi percepisce poco più di 1.500 euro e a cui spettava una restituzione di circa 2.000 euro. Prevedo che molti cittadini ricorreranno al giudice».

Calcolatrice alla mano, anche la Uil prevede perdite pesanti per i pensionati: «Gli arretrati per le pensioni superiori a tre volte il minimo saranno solo tra il 4% e il 25% di quanto perduto a causa della mancata indicizzazione decisa dal decreto Salva Italia. Per i redditi da pensione tra i 1.500 e i 2 mila euro mensili si avranno 750 euro di rimborso, il 25% rispetto ai 3 mila di arretrati persi».

Di «solo l’11% restituito» parla la Cgia di Mestre, mentre per lo Spi Cgil Renzi è più generoso: «Così si restituisce solo il 30% del dovuto». Sulle rivalutazioni dal 2016, invece, lo Spi nota «un passo avanti» e chiede un confronto. Carla Cantone si è spinta oltre, e  per distinguersi dalle dichiarazioni di Susanna Camusso, che aveva spiegato di non poter votare questo Pd, da Lilli Gruber ieri ha detto: «Sì, io voterò, e voterò Pd».

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