Penguin Cafe Orchestra, matrioske nel pentagramma
Musica Esce in questi giorni "Rain Before Seven...", quinto splendido capitolo per la band
Musica Esce in questi giorni "Rain Before Seven...", quinto splendido capitolo per la band
Nel lontano e ancora festoso 1976 cominciò a materializzarsi, discograficamente parlando, una strana e dolce creatura musicale. Caratteristica principale: l’inafferrabilità. La svaporatezza. Un senso di svagata nostalgia, musiche che sembravano contenere altre musiche, come matrioske del pentagramma. Nella mente di Simon Jeffes, compositore, chitarrista e arrangiatore di estrazione classica così nacque la meravigliosa e impossibile Penguin Cafe Orchestra: da una cattiva digestione e un sogno in cui il medesimo si ritrovava in un locale in cui tutto il personale era costituito da compassati pinguini, e pinguini erano pure i membri dell’orchestrina che proponeva note bislacche e avvincenti assieme. Familiari eppure strane.
ACCOSTAVANO con gentile sfacciataggine Bach e La Bamba, montavano un intero brano su loop di «occupato» di un telefono, costruivano impossibilità sonore che funzionavano comunque, secondo una logica davvero poco umana. Nel dicembre del 1997 Simon Jeffes, a quarantotto anni, venne richiamato dalle muse pinguine a suonare in cielo. Nel 2009 Arthur Jeffes, figlio di Simon, pianista e percussionista ha raccolto il testimone, in origine per celebrare la musica del padre, poi per creare una dependance protetta in cui rivivesse la stessa possibilità di comporre musica senza confini.
ERA NATO il Penguin Cafe, settetto con archi, percussioni, strumenti etnici e bizzarrie sonore assortite, degnissimo erede nello spirito e nella pratica dell’orchestra originaria. Esce in questi giorni Rain Before Seven…., quinto splendido capitolo per la «nuova» Penguin Cafe, che oggi fa il tutto esaurito in giro per il mondo, ed è diventata fattiva collaboratrice di Greenpeace. Chi ha amato i dischi storici e ha avuto modo di verificare quanto «spirito pinguino» continui a vivere anche nel Cafe di Arthur non sarà deluso: preparatevi ad ascoltare dieci nuove composizioni dipanate su cinquanta minuti serenamente sorprendenti, come sempre, peraltro in buona misura registrate nel convento di Santa Croce in Toscana.
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