Cultura

Penelope, una regina in cerca di autonomia

Allestimento mostra PenelopeAllestimento mostra Penelope – © Electa foto Studio Zabalik

Parco archeologico del Colosseo Presso le Uccelliere farnesiane e il Tempio di Romolo, un'esposizione dedicata alla eroina di Omero. Dalle sue raffigurazioni nell'antichità sui vasi attici fino alle scuciture di Maria Lai. Ad accompagnare l’itinerario espositivo, ci sono i saggi raccolti nel catalogo Electa

Pubblicato circa 4 ore faEdizione del 17 novembre 2024

La figura di Penelope, la paziente moglie di Ulisse consegnataci da Omero, è assai più complessa di come viene percepita nella narrazione comune. Nel suo Nonostante Platone, la filosofa Adriana Cavarero lo spiega bene: Penelope, che di giorno tesse la tela e la notte la disfa, tenendo così a bada per dieci anni i Proci usurpatori del suo regno e guadagnando anche del prezioso tempo per sé, non incarna solo la sposa fedele e la devozione coniugale, ma conserva una ambiguità di fondo che la rende tenace protagonista del suo destino.

La Penelope di Angelika Kauffmann che piange sull'arcio di Ulisse, 1779 circa
La Penelope di Angelika Kauffmann che piange sull’arcio di Ulisse, 1779 circa

HA TANTO A CUORE la sua autonomia, conquistata con l’inganno reintepretando una attività femminile a proprio vantaggio, che quando Ulisse farà ritorno lei non lo riconoscerà. O meglio, chiederà delle «prove», sebbene nutrice, porcaio e cane Argo lo avessero già accolto come il loro re.

La sua è una resistenza alla capitolazione come donna.

È con questa consapevolezza che ci si accinge a visitare la mostra a lei dedicata, a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni (fino al 12 gennaio 2025), divisa in due sezioni nel Parco archeologico del Colosseo: alle Uccelliere farnesiane e al Tempio di Romolo.

Penelope, dispiegandosi in un itinerario che contempla oltre cinquanta opere, apre una trilogia espositiva che avrà come perno «eroine» assai moderne dell’antichità (le altre sono Antigone e Saffo).

Telemaco e Penelope, skýphos attico (particolare), 440 a.C. circa
Telemaco e Penelope, skýphos attico (particolare), 440 a.C. circa, Chiusi, Museo Nazionale Etrusco di Chiusi

DIPINTI, sculture, rilievi, incunaboli e libri a stampa interrogano l’immagine tramandata nei secoli di una donna spesso ritratta in una postura malinconica – si va dalla sua effigie, a volte dormiente, nei vasi attici, accompagnata dall’eterno telaio alla Penelope raccolta in se stessa, forse piangente di Angelika Kauffmann – e la riconducono nel presente, rendendola viva nelle intuizioni di Maria Lai, grande «scucitrice» di sogni e pensieri.

Il suo archetipo femminile, denso di indizi contrastanti, è oggetto di un ciclo di conferenze che si concluderà il 14 dicembre con un incontro fra Giorgio Ieranò, Francesca Sensini e Claudio Franzoni su La tela nel mito

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