Penelope, una regina in cerca di autonomia
Parco archeologico del Colosseo Presso le Uccelliere farnesiane e il Tempio di Romolo, un'esposizione dedicata alla eroina di Omero. Dalle sue raffigurazioni nell'antichità sui vasi attici fino alle scuciture di Maria Lai. Ad accompagnare l’itinerario espositivo, ci sono i saggi raccolti nel catalogo Electa
Parco archeologico del Colosseo Presso le Uccelliere farnesiane e il Tempio di Romolo, un'esposizione dedicata alla eroina di Omero. Dalle sue raffigurazioni nell'antichità sui vasi attici fino alle scuciture di Maria Lai. Ad accompagnare l’itinerario espositivo, ci sono i saggi raccolti nel catalogo Electa
La figura di Penelope, la paziente moglie di Ulisse consegnataci da Omero, è assai più complessa di come viene percepita nella narrazione comune. Nel suo Nonostante Platone, la filosofa Adriana Cavarero lo spiega bene: Penelope, che di giorno tesse la tela e la notte la disfa, tenendo così a bada per dieci anni i Proci usurpatori del suo regno e guadagnando anche del prezioso tempo per sé, non incarna solo la sposa fedele e la devozione coniugale, ma conserva una ambiguità di fondo che la rende tenace protagonista del suo destino.
HA TANTO A CUORE la sua autonomia, conquistata con l’inganno reintepretando una attività femminile a proprio vantaggio, che quando Ulisse farà ritorno lei non lo riconoscerà. O meglio, chiederà delle «prove», sebbene nutrice, porcaio e cane Argo lo avessero già accolto come il loro re.
La sua è una resistenza alla capitolazione come donna.
È con questa consapevolezza che ci si accinge a visitare la mostra a lei dedicata, a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni (fino al 12 gennaio 2025), divisa in due sezioni nel Parco archeologico del Colosseo: alle Uccelliere farnesiane e al Tempio di Romolo.
Penelope, dispiegandosi in un itinerario che contempla oltre cinquanta opere, apre una trilogia espositiva che avrà come perno «eroine» assai moderne dell’antichità (le altre sono Antigone e Saffo).
DIPINTI, sculture, rilievi, incunaboli e libri a stampa interrogano l’immagine tramandata nei secoli di una donna spesso ritratta in una postura malinconica – si va dalla sua effigie, a volte dormiente, nei vasi attici, accompagnata dall’eterno telaio alla Penelope raccolta in se stessa, forse piangente di Angelika Kauffmann – e la riconducono nel presente, rendendola viva nelle intuizioni di Maria Lai, grande «scucitrice» di sogni e pensieri.
Il suo archetipo femminile, denso di indizi contrastanti, è oggetto di un ciclo di conferenze che si concluderà il 14 dicembre con un incontro fra Giorgio Ieranò, Francesca Sensini e Claudio Franzoni su La tela nel mito
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