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Pene più basse per il voto di scambio mafioso

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Giustizia La Camera approva le modifiche al testo licenziato dal Senato a gennaio: la pena passa da un minimo di 4 a un massimo di 10 anni e viene eliminata la non punibilità per la semplice "messa a disposizione" del politico nei confronti del mafioso. Per il M5S è un provvedimento sconcertante, per il Pd è una norma fondamentale per stroncare i rapporti tra mafia e politica

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 4 aprile 2014

Il voto di scambio tra politici e mafiosi è un po’ meno grave di prima. Lo ha deciso ieri la Camera approvando (293 deputati hanno votato sì, 83 hanno votato contro e 2 si sono astenuti) un emendamento proposto da Davide Mattiello (Pd) che modifica il ddl approvato lo scorso gennaio. Con il voto di ieri il reato punito dall’articolo 416 ter del Codice civile viene punito con un minimo di 4 anni e un massimo di 10 anni di carcere (prima la pena prevista era da 7 a 12 anni). L’emendamento è stato approvato con il decreto favorevole del governo. In precedenza l’aula aveva respinto una proposta del M5S che chiedeva di riportare le pene da 7 a 12 anni. Il testo dovrà passare nuovamente al Senato. “Il governo si impegnerà al massimo nel corso dell’esame al Senato perché questa norma sia definitivamente approvata prima delle elezioni europee”, ha detto il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri. Una dichiarazione che non basta a placare le prevedibili polemiche scatenate dai pentastellati.

Il testo del nuovo 416 ter recita così: “Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416-ter in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti con le modalità di cui al primo comma”. Tra le modifiche più contestate, oltre la diminuzione della pena, c’è anche la cancellazione del principio di punibilità per il politico “che si mette a disposizione” dell’organizzazione mafiosa. Durissime le reazioni dei membri della Commissione giustizia e antimafia di Camera e Senato del M5S: “Un politico può essere a disposizione della mafia: non è reato. Renzi e Verdini hanno ammazzato il 416 ter. Dopo una lunga e dura battaglia il governo delle larghe intese sulla mafia, previo incontro tra capi, ha deciso che lo scambio politico mafioso non deve essere punito. Questo è tutto il punto e non ci resta che appellarci ai cittadini e lanciare il grido d’allarme su quanto sta succedendo”. Di parere opposto Donatella Ferranti (Pd), presidente della Commissione giustizia alla Camera. Il testo sul voto di scambio, ha spiegato, “è una norma di grande rigore, che permetterà di stroncare qualunque patto tra politica e mafia”. Per Ferranti le modifiche approvate erano necessarie perché “tengono conto delle criticità segnalate dall’Anm e da diversi pm antimafia per arrivare ad una norma più chiara ed efficace”.

Anna Rossomando, deputata del Pd e componente della Commissione giustizia alla Camera, difende il provvedimento dicendo che punirà ancora più severamente il reato di scambio elettorale mafioso. “Oggi – si legge in una nota – alla Camera votiamo il testo arricchito dal contributo del Senato con la punibilità anche della promessa. Raccogliamo anche le preoccupazioni che ha avanzato il presidente dell’Anm. Ovvero che la norma che finalmente punisce anche lo scambio dell’utilità sia effettivamente e concretamente applicabile nei processi in modo che possano avere un esito. E questa è la modifica che abbiamo oggi apportato eliminando la parte sulla cosiddetta disponibilità”.

 

 

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