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Pelati e salse ignote, la provenienza ora non è più un mistero

Agroalimentare Dal 26 agosto in vigore le nuove norme che prevedono l’obbligo di indicare la provenienza dei pomodori. Stop ai concentrati dalla Cina e dagli Usa

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 20 settembre 2018

Il triplo concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina che in questi anni è sbarcato nei porti italiani per rifornire la nostra industria conserviera dovrà fare i conti con la nuova normativa italiana. Dal 26 agosto per tutti i derivati del pomodoro deve essere indicata l’origine, come già avviene per latte, grano e riso. Attualmente in Italia l’obbligo di indicare l’origine della materia prima vale solo per la passata di pomodoro. Le nuove disposizioni si applicano alle conserve prodotte in Italia che siano composte per il 50% da derivati del pomodoro e valgono per il concentrato, passata, pelati, polpa, sughi. In etichetta deve essere indicato il paese di produzione del pomodoro e il paese di trasformazione. Solamente se tutte le operazioni (coltivazione, trasformazione) avvengono sul territorio italiano si potrà scrivere: «Origine del pomodoro: Italia».

I prodotti immessi sul mercato prima del 26 agosto potranno essere commercializzati fino alla data di scadenza indicata sulla confezione. Si consente lo smaltimento completo delle confezioni già prodotte. Queste norme resteranno in vigore fino a quando l’Unione europea attuerà il regolamento sull’origine dei prodotti alimentari.

L’INDUSTRIA CONSERVIERA ITALIANA deve al pomodoro i suoi successi da quando Francesco Cirio nel 1858 intraprese la produzione di conserve, inscatolando passate e pelati. Sono 120 le aziende che operano nella trasformazione del pomodoro, con 223 stabilimenti sparsi su tutto il territorio nazionale. Il fatturato italiano del pomodoro da industria è di 3,2 miliardi e un export di 1,6 miliardi. Sono numeri considerevoli. Ma in questi ultimi anni numerose ombre si sono addensate sull’industria conserviera, che ha fatto sempre più ricorso a derivati del pomodoro provenienti da altri paesi. La produzione di pomodoro italiano da destinare alla trasformazione è diminuita, tuttavia è aumentata la quantità di conserve prodotte.

Come si spiega questo fenomeno? Semplicemente, il nostro paese è diventato il secondo importatore mondiale, dopo la Germania, di passata e concentrato di pomodoro. Negli ultimi 5 anni in Italia le importazioni di passata e concentrato sono aumentate del 52%.

L’Italia ha cessato di essere il principale produttore mondiale di pomodoro, con nuove aree produttive che hanno preso il sopravvento (Cina, Usa, India, Turchia, Iran), ma continua ad avere un ruolo centrale nel processo di trasformazione. Ogni anno nel mondo si producono 160-170 milioni di tonnellate di pomodoro e un quarto (40-45 milioni) viene destinato alla trasformazione per ottenere conserve. Si sono affermate nuove realtà produttive e si sono aperte nuove vie del pomodoro, ma il nostro paese rimane un crocevia importante delle rotte commerciali del prezioso ortaggio. Produciamo, importiamo, trasformiamo, esportiamo. Le aziende italiane trasformano ogni anno 5 milioni di tonnellate di pomodoro fresco, a cui si aggiunge il concentrato importato da Cina, Usa, Spagna.

NON CI SONO DATI UFFICIALI sulle quantità importate. Bisogna far riferimento ai registri delle Dogane e alle elaborazioni di Ismea. Secondo la Coldiretti nel 2017 sono arrivate in Italia almeno 100 mila tonnellate di derivati del pomodoro e di questi almeno 80 mila tonnellate sono rappresentate da triplo concentrato proveniente dalla Cina, senza alcun obbligo di indicarne l’origine dopo che è stato lavorato dalle industrie italiane. Per ottenere un chilo di triplo concentrato è necessario lavorare 7 chilogrammi di pomodoro fresco. Questo significa che il concentrato proveniente dall’estero equivale a circa il 20% di pomodoro fresco lavorato in Italia.

Dove va a finire il prodotto importato? Viene impiegato dalle aziende trasformatrici come materia prima in regime di «temporanea importazione», una procedura che consente l’importazione di una merce nell’Ue con l’esenzione di dazi doganali. Dopo essere stata lavorata, la materia importata viene riesportata verso paesi extra-Ue, soprattutto Africa e Medio oriente. La Cina produce il concentrato, l’industria italiana lo ritrasforma e lo riesporta con i marchi italiani e con la dicitura «Confezionato in Italia». Ma si calcola che 15-20 mila tonnellate rimangano in Italia per la preparazione di sughi, salse, ketchup.

LE NUOVE NORME sull’origine del pomodoro dovrebbero portare qualche elemento di chiarezza in più su questi flussi. Conserve Italia, gruppo cooperativo alimentare, è la prima industria conserviera del nostro paese e produce per una ventina di marchi. Per quest’anno la Società prevede la trasformazione di 350 mila tonnellate di pomodoro. Più della metà del pomodoro è trasformato nello stabilimento di Pomposa (Ferrara), il più grande d’Europa sia per dimensioni che per quantità di prodotto lavorato. Gli ingredienti che vengono impiegati sono gli stessi (pomodoro e sale), ma i fornitori di materia prima sono diversi in relazione a ciascun marchio (Cirio, Coop, Carrefour, Valfrutta, ecc.).

Anche il processo di trasformazione e la concentrazione del pomodoro variano da un prodotto all’altro. Conserve Italia afferma che per ogni marchio è stabilito uno standard di produzione e che si stabiliscono determinati capitolati, non divulgabili, tra l’azienda che produce le conserve e il marchio stesso. La qualità del prodotto finale dipenderà dalla materia prima, dal processo di trasformazione e dai contenitori utilizzati. Questo spiega le differenze di prezzo che si riscontrano tra le varie tipologie di conserve. Il pomodoro fresco utilizzato da Conserve Italia per le passate proviene prevalentemente dall’Emilia- Romagna, che è diventata il principale produttore nel Nord Italia. Il pomodoro pugliese, invece, viene prevalentemente impiegato per la produzione di pelati e polpa. Siamo i principali consumatori mondiali di pomodoro trasformato, con 35 kg pro-capite all’anno.

La via italiana al pomodoro presenta luci ma anche tante ombre, sia nella fase di produzione che in quella di trasformazione. Cercare di capire dove e come il pomodoro viene prodotto, come avviene la sua raccolta, come viene trasformato, chi sono i protagonisti all’interno di questa filiera, è più che mai necessario.

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