Una barca incagliata nel ghiaccio, al centro di un paesaggio spettrale, in oscillazione tra blocchi freddi e fumosi, da sotto i quali gorgoglia uno sciabordio di acque. Un uomo in bilico sulla superficie instabile dell’iceberg cerca di smuovere la barca tirando una cima. Un bambino si lascia scivolare nell’acqua. Verrà tirato fuori, riverso senza vita. È la scena iperrealista che si spalanca agli occhi del pubblico al Valli di Reggio Emilia per il Festival Aperto con S 62° 58’, W 60° 39’, l’ultima creazione della compagnia belga Peeping Tom, fondata ventitré anni da Gabriela Carrizo e Franck Chartier. Sarà al Teatro di Roma con il festival Equilibrio dal 23 al 25 gennaio. I due si incontrano nei Les Ballets C. de la B. di Alain Platel, lei argentina, lui francese. Da quando lavorano insieme scandagliano il tema dello sguardo, facendo emergere con una teatralità cinematografica alla Lynch ciò che si agita sotto la superficie delle cose. Al Festival Aperto su di loro anche la seducente mostra fotografica di Arianna Arcara.

QUESTA VOLTA a firmare ideazione e direzione dello spettacolo è il solo Franck Chartier, ma ciò che pulsa è un lavoro collettivo in cui gli interpreti, grazie anche alla collaborazione con la storica terza anima dei Peeping Tom, Eurudike De Beul, hanno accettato il rischio di mettere a nudo il rapporto scardinante tra ruoli di finzione e ciò che esige il teatro dalla vita. S 62° 58’, W 60° 39’ sta per Sud 62 gradi 58 minuti, Ovest 60 gradi 39 minuti, coordinate gps della Deception Island, l’Isola dell’Inganno nell’Antartide, terra vulcanica in cui il ghiaccio è ricoperto di cenere. C’è vento nella scena, il copione sta per portare lo spettatore dentro un racconto di finzione. La radio non funziona, il motore non parte. Tutto è emotivamente scosso: dentro la barca c’è chi suona il Concerto per viola d’amore in La minore di Vivaldi.

QUALCOSA ha iniziato a spostare il punto di innesto con la storia. Romeu Runa (anche lui ex Les Ballets C. de la B.), dopo aver riflettuto su ciò che la carriera artistica può togliere a un padre, è sceso in platea e ha lasciato lo spettacolo. Marie Gyselbrecht, pancia finta da donna incinta, cagnolino in braccio, si scusa di essere in ritardo alle prove, lo fa direttamente con Franck, la cui voce live attraversa la platea dal fondo fino a raggiungere la scena.Un lavoro collettivo in cui gli interpreti si mettono a nudo tra finzione e realtà
Franck: «non so ragazzi… non ho più idee. Mi sento bloccato. Volevo raccontare la verità di un trauma, il sapore di un trauma». Nel ghiaccio, in scena, ora è la compagnia Peeping Tom. I suoi artisti, le loro storie, intrecciate con un racconto che non può più procedere. Così Lauren Langlois confessa di sentirsi sola e di voler cantare, Chey Jurado, sul tetto della barca, si chiede, lui che è un danzatore, perché si balli così poco visto che Peeping Tom è una compagnia di danza, Sam Louwyck sarebbe sempre pronto a intervenire, ma in realtà non sa il copione. Il testo ha ritrovato il suo valore.
A Romeu spetta il lacerante monologo finale. Nudo, fisicamente e psicologicamente, romperà la quarta parete scendendo in mezzo al pubblico. Gli spettatori ormai sono tutt’uno con quell’essere sballottati nella paura della fine, nella sensazione che nulla forse potrà salvarsi in questo gioco all’ultimo sangue del teatro nel teatro. Eppure quando Romeu, giù in platea, chiede se c’è qualcuno del pubblico che lo vuole accompagnare fuori e una donna, con un gesto affettuoso, gli mette sulle spalle uno scialle, un respiro si diffonde. La luce grigiastra del ghiaccio abbandona il teatro, la platea non è più illuminata, resta il coraggio di guardare nel buio.