Politica

Pecorella: «Dai servizi segreti non c’è stata collaborazione»

Il presidente della commissione Poche le indagini sui traffici

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 27 novembre 2013

Gaetano Pecorella è stato presidente della commissione d’inchiesta sui rifiuti nella scorsa legislatura. Gran parte dei documenti secretati sulle «navi a perdere» sono stati raccolti durante il suo mandato.

Quello delle navi a perdere è uno dei «misteri irrisolti» della storia d’Italia. Greenpeace chiede di rendere pubblici tutti i materiali segretati.

Richiesta legittima, ma questa è una possibilità che passa attraverso la costituzione di una nuova Commissione ecomafie che, nonostante i mesi trascorsi dalle elezioni, non è stata istituita. La segretezza non nasce dalla Commissione: quei documenti sono rimasti riservati perché così ci sono stati trasmessi dall’autorità giudiziaria o da altre fonti. Bisognerebbe girare la richiesta a coloro che hanno posto il segreto, affinché lo tolgano. Cosa che a me farebbe estremamente piacere.

Di che documenti si tratta? Appartengono ai servizi segreti?

Devo dire che i servizi ci hanno mandato un certo numero di documenti mettendo il timbro «segreto», però non è che ci sia arrivato niente di significativo. Nulla che possa alzare un velo su queste vicende.

I vertici dei servizi hanno dichiarato alla Commissione di non essersi occupati dell’affondamento delle navi e della morte del capitano Natale De Grazia. 

Assolutamente. Noi avevamo solo rilevato che nei bilanci dei servizi risultava un importo consistente in relazione ai rifiuti: ci meravigliavamo perché non era competenza dei servizi occuparsi dei rifiuti.

Scrivete addirittura che l’«ignoranza ufficiale» dei servizi sia da ascriversi a «negligenza» o a «ragioni inconfessabili».

Sì, perché su questo fenomeno, che coinvolgeva certamente – almeno nelle ipotesi – attività anche a livello internazionale dannose per il nostro Paese non abbiamo trovato nessuna specifica attività di intelligence. Così come non c’è stata attività per assicurare alla giustizia Giorgio Comerio. Peraltro sarebbe risultato che lui aveva avuto rapporti con i servizi.

Lei in un’audizione cita un documento del Sismi del 2004 in cui si dice che Giorgio Comerio era stato intervistato da personale della 8° Divisione insieme a rappresentanti della Finanza.

Non ricordo. Quello che ricordo è che Comerio addirittura in una certa fase con questi suoi progetti di affondare i rifiuti in fondo al mare aveva avuto anche rapporti con la Nato. Insomma non era un personaggio di secondo piano. So che ha una condanna ineseguita, e che nessuno l’ha più cercato. Ci pareva strano che non ci fosse attività di ricerca da parte dei servizi.

Chi è Giorgio Comerio? 

Nessuno l’ha conosciuto perché è sempre rimasto latitante. Era collegato all’affondamento di una nave con un’annotazione su un suo diario, era collegato anche allo spiaggiamento della Rosso. C’erano diversi agganci con vicende significative di quegli anni per quel che riguarda il traffico.

La Commissione ha concluso con una perizia che la morte del capitano De Grazia è stata provocata da una «causa tossica»; la Procura di Nocera Inferiore ha però deciso di archiviare il caso.

Nel momento in cui c’è una nuova perizia medico legale e ci sono una serie di dubbi, secondo me fondati, su come sono andati i fatti, su quello che stava facendo il capitano De Grazia e sul fatto che dopo la sua morte si sciolse come neve al sole quel gruppo che stava indagando sulle navi e sui rifiuti pericolosi, credo che non si possa lasciare ancora un coperchio sopra queste vicende.

Quali sono le sue convinzioni sulle navi a perdere?

L’impressione è che ci siano stati gli affondamenti di queste navi. Probabilmente in quegli anni si è pensato al mare come rifugio per scaricare i rifiuti. Questo si collega alla situazione che c’era in Somalia a quell’epoca. Non c’è ancora un approfondimento sufficiente su quegli anni. C’è tutta una parte del traffico di rifiuti che riguarda l’esportazione verso la Somalia, il traffico di armi che si collega anche alla morte di Ilaria Alpi.

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