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Pechino cambia: più figli e più pensioni agli anziani

Pechino cambia: più figli e più pensioni agli anziani

Cina Storica svolta, fine della legge «del figlio unico», provvedimenti pro mercato interno, raddoppio del Pil del 2010 entro il 2020

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 30 ottobre 2015

Anche questo Plenum del Comitato centrale del partito comunista cinese passerà alla storia, perché sarà ricordato come l’incontro che ha sancito la fine della legge del figlio unico, applicata nel paese fin dal 1979. Si tratta di una legge antipatica ai cinesi, odiata in molte zone del paese, e che secondo i più ottimisti avrebbe evitato alla Cina un incremento attuale di 400 milioni di abitanti (secondo altri la stima sarebbe esagerata, perché ci sarebbe stato un calo del tasso delle nascite nel primo decennio di riforme, dal 1970 al 1979, con una diminuzione dal 5,8 al 2,8% a causa dell’aumento del reddito medio).

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Il problema vero è che la sua applicazione forzata, perché collegata alle «quote» che i funzionari dovevano presentare alla fine di ogni anno, ha creato omicidi, aborti forzati, e violenze. Specie nei primi anni di applicazione, soprattutto nelle campagne, ha dato origine a tragedie; nel tempo la legge è stata emendata, riformata, leggermente modificata. Sono state effettuate eccezioni, per le minoranze etniche, per le famiglie composte da figli unici. Nel 2013 infine è stata alleggerita. Dal 2016, finalmente, le coppie cinesi potranno avere due figli senza pagare multe o nascondere i figli ai solerti funzionari addetti al controllo della nascite. Un cambiamento epocale, storico, ma non certo improvviso: da anni si lavora a questo, attraverso l’accorpamento degli uffici di pianificazione familiare con il ministero della salute. Ma questo cambiamento, dicono gli esperti demografici, potrebbe essere tardivo.

Forza lavoro

La Cina ha bisogno di aumentare il numero di giovani (e di donne) essendo un paese anziano. L’invecchiamento della società procede a un ritmo accelerato. Secondo le stime dell’Onu, il picco della crescita della popolazione cinese sarebbe stato raggiunto nel 2030. I nuovi studi lo situano dieci anni prima, nel 2020. Cala la popolazione lavorativa, che i cinesi considerano tra i 19 e i 54 anni. Ed ecco le modifiche alla legge, anche se ormai le coppie urbane cinesi preferiscono o non avere figli o averne uno solo a causa dell’aumento del costo della vita nelle città e ai costi che comporta la prole.

Oltre a un nuovo stile di vita, più vicino a quello occidentale, con una conseguente priorità data alla carriera, cui va unita la necessità confuciana di accudire, anche economicamente, i propri parenti anziani. E proprio su questo asse confuciano sembra aver disegnato il futuro del paese il comitato centrale. Il suo nuovo piano quinquennale, che sarà presentato ufficialmente a marzo, è circondato da una serie di misure, tra le quali spicca l’allargamento delle pensioni di anzianità – con particolare riferimento alle protezioni sanitarie – a tutta la popolazione.

Confucio in campagna

Ne consegue che quei 200 milioni circa di anziani che erano esclusi dai meccanismi previdenziali, statali e sociali suddivisi in varie categorie e scaglioni, ora avranno una forma di reddito universale.

Significa che per quegli anziani che rimangono nelle campagne, mentre i figli sono nelle grandi e medie città a lavorare, e che solitamente vivono in condizioni di povertà, migliorerà e non poco la vita e renderà meno pericoloso il futuro in caso di malattie e necessità mediche.

Il partito prova a fare filotto: consentire a questi anziani di non gravare sui reddito dei giovani familiari, in primo luogo. In secondo luogo significa sostenere i cosiddetti «left behind» i bambini abbandonati con i nonni nelle campagne, perché nelle città non godono dei diritti sociali e diventano un peso economico insostenibile per i genitori a basso reddito (sono circa 70 milioni).

Infine la misura consentirebbe ai giovani nelle grandi e medie città di spendere i propri soldi, provando quindi a gettare benzina nel motore del mercato interno, destinato a reggere l’economia cinese, a fronte di una diminuzione di investimenti ed esportazioni. Almeno, questo è il disegno sperato dalla dirigenza e a questo sono rivolte le misure che il Plenum ha di fatto sancito.

Insieme a queste due storiche misure, entro il 2020 è previsto anche di raddoppiare il Pil del 2010 attraverso una crescita che dovrebbe attestarsi intorno al 7%. Le altre grandi decisioni del quinto plenum riguardano la conferma delle espulsioni di una serie di alti funzionari accusati di corruzione, già decise in precedenza dall’ufficio politico.

Espulsioni

Le espulsioni confermerebbero la compattezza del partito sotto la guida di Xi Jinping. Tra gli epurati il nome di maggior importanza è senza dubbio quello di Ling Jihua, in passato segretario particolare dell’ex-presidente Hu Jintao. Con lui, sono stati cacciate dal partito altre otto «tigri», ovvero funzionari di alto rango che avrebbero abusato della loro posizione per accaparrare ricchezze e potere.

La lotta alla corruzione lanciata tre anni fa da Xi Jinping ha portato in prigione decine di migliaia di funzionari. La tigre più grossa ad essere catturata è stata l’ex-capo dell’apparato di sicurezza Zhou Yongkang, condannato all’ergastolo

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