Politica

Pd, tutte le correnti sono contro il correntismo

Democrack La mozione dei bersianiani: no al leaderismo (anche quello di Renzi). La giornata della festa degli intruppati che dicono no alle truppe

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 13 giugno 2013

Contro il leaderismo di Grillo e Berlusconi – ma sottinteso soprattutto quello di Renzi – e contro il correntismo: firmato, la corrente dell’ex leader e del leader in carica . Erano giorni che nel Pd covava una giornata come quella di ieri. Alla fine è arrivata, complice il lavoro parlamentare light – alla camera si discuteva «solo» di Afghanistan, Turchia, ThyssenKrupp e da ultimo della commissione di inchiesta sulla mafia. La fine delle amministrative ha fatto da starter al dibattito congressuale Pd, e lunedì si riunisce la commissione dei 19 che partorirà, entro l’estate, le regole del congresso.

Ieri dunque è stata la giornata della festa delle correnti contro il correntismo. È iniziata con un documento dei bersaniani (titolo «Fare il Pd», fa il verso e ridimensiona lo slogan dei giovani turchi «Rifare l’Italia»), di fatto una mozione congressuale. Propone «una riflessione critica» sulle primarie contro il modello «plebiscitario» – che le primarie fin qui hanno serenamente presupposto sin dal lontano 2005. La politica incapace inocula anche nel Pd «il modello dell’uomo solo al comando, il primato della comunicazione e la riduzione della partecipazione a delega plebiscitaria al leader». L’analisi muove dal berluscon-grillismo, ma va da sé arriva al renzismo. La soluzione non è «dividersi sul tema «primarie sì – primarie no» ma ammazzare le primarie: per «valorizzarle», naturalmente. Gli iscritti eleggeranno il proprio segretario, provinciale, regionale e nazionale. Il candidato premier sarà distinto dal leader – a beneficio della stabilità del governo Letta che però qui si pronuncia «autonomia del partito» – e continueranno a sceglierlo tutti gli elettori. «I rischi di trasformazione del partito in una giungla di comitati elettorali è sotto gli occhi di tutti» scrivono gli ex pasdaran delle parlamentarie, così invece si combatteranno «gli effetti disgregativi del correntismo e delle affiliazioni personali».

«Nel Pd quando nasce una corrente fa subito un documento contro il correntismo», è la battuta di Paolo Gentiloni, senior della corrente renziana già rutellian-veltroniano. Di quel Veltroni che nell’ultimo libro si scaglia, ovviamente, contro tutte le correnti. I bersanian-epifaniani non hanno ancora deciso il candidato a congresso, in attesa della decisione di Renzi. L’ipotesi del giovane Roberto Speranza sembra debole a molti, c’è chi giura che alla fine con i franceschiniani convergeranno su Epifani stesso.

Fra loro c’è chi prova a convincere al ritiro il candidato Gianni Cuperlo. Che, sostenuto da D’Alema – che però l’altra sera su La7 ha fatto mille complimenti a Renzi – nei prossimi giorni vorrebbe organizzare un’iniziativa per il lancio definitivo della sua corsa. Intanto, sempre scagliandosi contro le correnti, una serie di associazioni legate alla sinistra Pd (capofila il Laboratorio di Pietro Folena) hanno scritto la loro mozione congressuale «Per una costituente delle idee» di cui preparano la presentazione pubblica il 21 giugno a Roma.

Con Cuperlo, e contro «il patto di sindacato fra correnti», sono anche i giovani turchi. Che annunciano, in controtendenza nell’era della comunicazione in 140 caratteri, la trasformazione della rivista Left Wing in un bimestrale cartaceo seduto e secchione. Matteo Orfini, nell’editoriale, ripristina un partito «di parte» – che il Pd non è mai stato, nato dai «ma anche di Veltroni» – critica il Pd subalterno alle oligarchie, ma anche l’organizzativimo salvifico («Il partito solido di Bersani si è dimostrato evanescente quanto il partito liquido di Veltroni. Perché di quell’impianto ha ereditato, più per inerzia che per convinzione, la matrice culturale, l’idea secondo cui compito di un partito è parlare alla società come a un tutto indistinto. Come se non vi fossero interessi contrapposti, contraddizioni e conflitti sociali, ideali, politici». I giovani turchi sono contrari alla chiusura delle primarie e propongono di ripartire dai luoghi del conflitto. Il primo – provocatoriamente, nel partito di Letta e Epifani – è la fabbrica, nel Pd in cui la si cita «per tessere l’elogio di Marchionne».

Infine c’è la corrente anticorrenti suo malgrado. Ieri 40 giovani parlamentari di non primissima fila hanno scritto a Epifani chiedendo di liberare il partito dalle correnti. Come se non fosse il segretario che ha composto col Cencelli la segreteria. Fra loro alcuni molto vicini al governatore Zingaretti. Che giura di non volersi candidare, ma di voler partecipare attivamente al congresso. E naturalmente giura di non voler fare una sua corrente.

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