Politica

Pd pronto alla crisi: la sfiducia ora sarebbe un regalo alla Lega

Zingaretti rallenta, minoranza in rivolta Renzi contro il leader: se 5S salva il vicepremier i rubli saranno per loro come il caso Ruby. Il segretario: non esistono altre maggioranze di governo, e comunque nessuna con noi. Delrio: ora che grazie al Pd verrà a riferire in parlamento, il ministro dell’Interno non deve far altro che comunicare la data a Fico, senza far passare altri giorni

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 19 luglio 2019

«La mozione di sfiducia ora sarebbe un regalo inaspettato a Salvini e Di Maio, li ricompatterebbe». Al Nazareno questa è una certezza granitica. Nel primo pomeriggio Nicola Zingaretti torna da Amatrice, dove da presidente della regione ha accolto il presidente Mattarella, e convoca i capogruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci, che non può e manda la vicepresidente Simona Malpezzi. Ci sono anche il vicesegretario Orlando e il presidente Gentiloni. A Palazzo Chigi tira aria di crisi. O, meglio: a seguire il filo dei ragionamenti di molti dem, alla reale rottura fra Lega e 5 stelle non crede nessuno. Ma il vicepremier Salvini ormai parla di «perdita di fiducia». Nei palazzi circola voce di un imminente incontro riservato al Quirinale e di nuove rivelazioni «bomba» che nelle prossime ore seguirebbero quelle già forti che ieri l’Espresso ha anticipato: riferiscono di una trattativa fra Savoini e i russi durata mesi. Zingaretti chiede ai gruppi parlamentari di procedere compatti e di soffiare sulle contraddizioni fra le due forze di governo.

Ma dalla mattina i renziani obbediscono a un altro ordine di scuderia. Conducono un’altra campagna, in direzione opposta. Chiedono che il Pd depositi immediatamente una mozione di sfiducia contro Salvini. Inizia Maria Elena Boschi con un tweet rilanciato da Renzi. Poi alla testa del pressing (su Zingaretti) si mette il senatore di Scandicci in persona: «C’è una cosa da fare, subito: presentare una mozione di sfiducia a Salvini», scrive su facebook, «Se i Cinque stelle la votano, finisce l’esperienza del peggior governo della storia repubblicana. Se i Cinque stelle lo salvano di nuovo, la vicenda dei rubli sarà per loro come la vicenda Ruby. E avranno perso ogni residua credibilità. L’opposizione deve fare l’opposizione: che altro deve fare Salvini per meritarsi una mozione di sfiducia?». I renziani intervengono uno a uno, l’hashtag è il solito #senzadime. Quello coniato nell’aprile 2018 contro il sospetto di un accordo fra Pd e 5 stelle. Perché c’è un sottotesto alla richiesta della mozione di siducia. Ed è che Zingaretti è sospettato di cercare un’intesa con i grillini. O per lo meno di farsi utilizzare da Di Maio per mettere all’angolo Salvini.

MA PER IL NAZARENO la ragione della mossa renziana è un’altra. Scoperta, opposta. La spiega un deputato vicino al segretario: «Stanno impazzendo perché la strategia di Nicola sta avendo successo, come è stato al senato con Conte». Renzi e i suoi avrebbero paura della crisi di governo e la mozione avrebbe proprio l’obiettivo di evitarla: aiuterebbe il governo a ricompattarsi: «Renzi ha paura perché sa che se si va al voto, i gruppi non sarebbero più quelli di adesso, in cui l’80 per cento dei parlamentari sono suoi». La conclusione è velenosa: «Infatti chi interviene? Tutti quelli che temono di non essere ricandidati».

Qualcuno prova a fare da ponte fra maggioranza e opposizione. «È vero, Renzi marca un punto politico. Ma la mozione di sfiducia contro Salvini non avrebbe alcun effetto ’ricompattatore’. Sarebbe votata fra una, due settimane, quando la crisi sarà risolta: o con la fine del governo o con la ricomposizione fra Di Maio e Salvini», spiegano dalla corrente Base Riformista. Il costituzionalista Stefano Ceccanti crede poco alla rottura: «Il rifiuto di Salvini di presentarsi alla camera sulla vicenda russa è legata alla cortina fumogena di queste ore sulla falsa crisi, al netto di alcune fibrillazioni reali, che però non possono oscurare il fatto che la maggioranza proprio in queste ore stia votando compatta come un sol uomo il decreto sicurezza-bis. Per questa ragione non sembrano esistere argomenti convincenti contro una mozione di sfiducia».

E PERÒ QUALCHE CREPA nel muro di silenzio salviniano si apre, forse. Da Helsinki dice: «Andrò presto in parlamento nelle forme che verranno condivise, ma ci andrò». Delrio porta a casa il risultato: «Ora che grazie all’azione del Pd Salvini verrà a riferire in parlamento sui rapporti opachi tra esponenti della Lega e emissari russi, il ministro dell’Interno non deve far altro che comunicare la data al presidente della Camera, senza far passare altri giorni inutilmente».

UNA VITTORIA DEL PD? I renziani sono scettici: Salvini alluderebbe al question time già rifiutato dalle opposizioni di sinistra. Dunque non fermano il bombardamento del proprio quartier generale, nella migliore tradizione – migliore si fa per dire – della casa: «C’è qualcuno ancora che vuole scegliere tra gli indegni al soldo di Putin e gli ignobili che ci chiamano ’partito di Bibbiano’?», twitta Luciano Nobili. In serata, a In Onda (La7) Zingaretti chiude la questione: «L’ipotesi della mozione di sfiducia è in campo, dopo una serie di altre iniziative». E cioè solo «dopo» aver provato fino alla fine a portare Salvini in parlamento.

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