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Pd, la ditta prova il trasloco

Pd, la ditta prova il traslocoMatteo Renzi tra Gianni Cuperlo e Pippo Civati al termine del faccia a faccia tv del novembre 2013 – lapresse

Democrack Una serie di abbandoni dal partito, annunciati o già praticati. Piccoli smottamenti al seguito di Civati, ma la sinistra bersaniana anestetizza le polemiche per le regionali. E Renzi ricambia sfottendo

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 10 maggio 2015

Non solo battuti e asfaltati dall’approvazione dell’Italicum in modo politicamente imbarazzante – con la fiducia e a stretta maggioranza -, ora anche sfottuti sulla pubblica piazza nella campagna elettorale delle sette regioni che vanno al voto: così quel che resta della minoranza Pd rischia di essere il «nemico» su cui Matteo Renzi costruirà la grancassa della propaganda di qui al 31 maggio, giorno delle elezioni. Complice la sconfitta del ’troppo rosso’ Ed Miliband a Londra, saranno i «nostalgici del 25 per cento», «la sinistra masochista che preferisce perdere da sola che vincere insieme», come il presidente del consiglio ha definito la minoranza del suo partito, a fare le spese dell’entusiasmo del leader. Che ora punta su un risultato non troppo lontano dal fortunato 41 per cento delle scorse europee.

La minoranza interna per ora prende colpi e non contrattacca. Causa anche campagna elettorale, appunto. «Il 31 maggio si vince tutti o si perde tutti. Occorre una moratoria delle polemiche e un impegno comune per la vittoria dei nostri candidati», propone il ’diversamente renziano’ Dario Ginefra che dell’area riformista fra i più sbilanciati verso Renzi. Ieri l’ex capogruppo Roberto Speranza, uno di quelli che a più riprese aveva tentato il dialogo con i 5 stelle, ha dovuto incassare un nuovo sfottò di Grillo. Alla proposta di un tavolo sul reddito minimo, il comico ha vibrato una rispostaccia: «Sarebbe un tavolo di lavoro con i cassintegrati della cultura politica».
Dal Pd intanto arrivano notizie di nuovi abbandoni. Ieri è stata la volta dell’europarlamentare Elly Schlein, civatiana doc: «Le nostre politiche stanno diventando di centrodestra. Sono mesi che il governo fa cose in cui non riesco a riconoscermi». Poi dei dubbi di Michela Marzano, filosofa e deputata che con la giornalista di Repubblica Giovanna Casadio ha appena scritto un libro in cui racconta lo smarrimento di fronte ai cortigiani e agli arroganti. Ieri invece ha chiamato direttamente in causa Renzi: «Sono disturbata dal modo in cui gestisce il potere. Si circonda di incompetenti e incapaci, così da poter decidere tutto lui». Marzano annuncia dimissioni, anche se non immediate: «Vorrei restare fino all’approvazione della legge sull’accesso alle origini e sulle unioni civili. Mi do ancora qualche mese per evitare che vengano stravolti».
E ancora: la senatrice civatiana Lorenza Ricchiuti resta nel partito ma a due condizioni: «L’efficacia della mia battaglia e la libertà di cui sentirò di poter disporre nel condurla. Se io e quanti condividono questi intenti usciremo sconfitti perché non saremo supportati nei nostri sforzi sinceri di migliorare l’Italia e il Pd, allora saremo in tanti a raggiungere Pippo». La campagna elettorale per ora mette la sordina ai contraccolpi interni, negati vigorosamente dai renziani. Se ne riparlerà all’indomani del risultato elettorale, se non sarà un performance più che smagliante per Renzi.

Oltre il confine sinistro del Pd intanto ferve l’attività per la nascita di un soggetto unitario, da costruire con un grande evento pubblico probabilmente a giugno ma soprattutto attraverso le costituenti locali. Anche a sinistra il risultato delle regionali è fondamentale. I sondaggi danno buone speranze in Toscana, nelle Marche e in Campania. Ma soprattutto in Liguria, dove il Pd ha subìto già una scissione e dove il candidato presidente Luca Pastorino è un deputato civatiano, spalleggiato da un altro ex pd di pregio, Sergio Cofferati. Il tempo per il ’big bang’ precipita. Nichi Vendola fa appello esplicito agli elettori del Pd orfani della coalizione Italia Bene Comune, morta il giorno dopo delle elezioni del 2013. «C’è spazio per una nuova forza di sinistra che lavora per riunire la Ditta, come la chiamava Bersani, e ricostruire l’identità di un centrosinistra oggi snaturata dal partito della Nazione di Renzi che non distingue più tra destra e sinistra. Noi parliamo a quei militanti del Pd che non si riconoscono nel renzismo e che non accettano il silenzio assordante dei vertici del partito dopo la denuncia di Roberto Saviano sul rischio che Gomorra sia alleata del Pd in Campania o che alcuni dirigenti reclutino in Liguria pezzi del ceto politico orfano di Scajola». d.p.

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