Pd e Sel: «Alfano ha mentito». Parigi: «Estradizione possibile»
Caso Ablyazov/Shalabayeva Per la giustizia francese l'ex oligarca e oppositore kazako può essere consegnato alle autorità russe e successivamente all'Ucraina, paese in odore di violazione dei diritti umani
Caso Ablyazov/Shalabayeva Per la giustizia francese l'ex oligarca e oppositore kazako può essere consegnato alle autorità russe e successivamente all'Ucraina, paese in odore di violazione dei diritti umani
Per i giudici francesi della Corte d’appello di Aix en Provence, l’ex oligarca e oppositore kazako Mukhtar Ablyazov, detenuto nel carcere della città, può essere estradato verso la Russia e successivamente anche verso l’Ucraina. Paesi che ne hanno fatto richiesta e che, al contrario del Kazakistan, sono in possesso di un trattato bilaterale di estradizione con Parigi. Eppure anche Kiev, al pari di Astana, come ha ricordato anche ieri Amnesty international che ha chiesto di fermare l’estradizione, non garantisce il rispetto dei principi internazionali fissati nella Convenzione europea dei diritti umani (articoli 4 e 5) e nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Ora però l’ultima parola, dopo il ricorso che la famiglia di Ablyazov presenterà nei prossimi giorni e il successivo pronunciamento dell’Alta corte di Parigi, spetta comunque al governo di Hollande. E così dilaga Oltralpe il caso politico della vicenda Ablyazov-Shalabayeva che ieri ha assestato un altro scossone alle larghe intese del governo italiano.
«Aspettiamo Alfano in Aula sul caso Shalabayeva», hanno ribadito ieri alcuni senatori del Pd. E anche Sel chiede come mai «il ministro dell’Interno disse che nulla sapeva dell’operazione della polizia kazaka, mentre il suo ex capo di gabinetto Giuseppe Procaccini fornisce ora una versione completamente diversa. Il Parlamento deve sapere se il vicepremier ha detto la verità o ha mentito». Così in molti ieri hanno reagito all’intervista su Repubblica del prefetto Procaccini (che si dimise a scandalo scoppiato) secondo il quale fu Alfano stesso, il giorno prima del blitz notturno col quale Alma Shalabayeva e sua figlia vennero arrestate, a chiedergli di incontrare l’ambasciatore kazako, spiegando che si trattava di «una questione di grave minaccia alla sicurezza pubblica». Procaccini non sa dire se Alfano aveva avuto o no contatti diretti con le autorità kazake, ma il Pd ieri ha ricordato che «a luglio le Camere confermarono la fiducia al ministro sulla base di una ricostruzione ora completamente smentita».
A questo punto sarà interessante vedere se la politica francese reagirà in modo diverso da quella italiana alle sollecitazioni del regime di Nazarbayev e della banca kazaka Bta, con filiali in Russia e in Ucraina, alla quale l’ex amministratore Ablyazov avrebbe secondo le accuse sottratto milioni di dollari. Ma al di là delle responsabilità effettive dell’ex oligarca, la decisione dei giudici francesi lascia comprensibilmente «quantomeno perplessi» i legali della famiglia. Nel novembre 2009, infatti, tanto per dirne una, la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Ucraina «per avere proporzionato il rischio di trattamento inumano o degradante, in caso di estradizione verso il Kazakistan di un detenuto kazako e, tra le altre ragioni, per non averlo informato dei motivi del suo arresto». E in Italia più volte le Corti d’appello hanno rifiutato istanze ucraine di estradizione per motivi di diritti umani. A Venezia, solo pochi giorni fa, i giudici hanno rigettato la richiesta avanzata per un rapinatore. E a Genova, nel 2011, la III sezione penale, rifiutando l’estradizione di un uomo arrestato per furto su mandato internazionale, ha stabilito che «sussiste il divieto di consegna» qualora l’estradando rischi nello Stato richiedente una pena inumana e degradante. Come «i lavori forzati», previsti appunto per il furto. Basti questo per immaginare quali violazioni potrebbe subire un uomo accusato dei reati di Ablyazov.
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