Appello al voto utile nelle regioni e un attacco durissimo a Virginia Raggi «il principale problema di Roma in questi anni». Il leader Pd Nicola Zingaretti mette da parte la sua solita prudenza e reagisce duramente al no del M5S all’appello di Giuseppe Conte per un’alleanza in Puglia e nelle Marche. «I nostri candidati sono l’unico argine alla vittoria della destre», attacca il segretario dem, che si dice «contento della coerenza dimostrata dal Pd. E’ un appello che faccio a tutti gli italiani: sostenete i nostri candidati per non regalare le regioni a Salvini».
LO STOP UFFICIALE alle trattative arrivato ieri mattina dal capo politico 5S Vito Crimi ha fatto infuriare i dem che ancora speravano in una moral suasion di Luigi Di Maio, almeno nelle Marche. E invece niente. Al Nazareno sono più che mai convinti che Salvini e Meloni daranno al voto del 20 e 21 settembre il valore di un «test nazionale», come ripete il sindaco di Pesaro Matteo Ricci. E si preparano alla battaglia in solitaria. «Andremo avanti a combattere con tutti coloro che vogliono governare bene», sprona le truppe Zingaretti. Consapevole che, senza il “soccorso giallo” dei grillini, sarà molto dura respingere l’avanzata della destra in Puglia e nelle Marche. Il leader Pd si vendica sugli alleati chiudendo a ogni prospettiva di dialogo su Roma, di cui pure nei giorni scorsi si era parlato dietro le quinte. Durissimo contro la sindaca Raggi, a Zingaretti replicano con altrettanta brutalità i grillini. «Chi offende Virginia offende l’intero Movimento», sibila Barbara Lezzi. «Mi meraviglio come qualcuno tra i vertici ancora parli con questo personaggio per condividere strategie». Ancora più duro il capo staff della sindaca Massimo Bugani: «Datti una registrata, fenomeno, e fatti un bel bagno di umiltà».
TONI CHE RIPORTANO lo scontro Pd- M5S a più di un anno fa, prima della nascita del governo Conte bis. Luigi Di Maio, accusato dal Pd di fare il “doppio gioco” per sabotare le alleanze e così indebolire Conte, si gioca l’ultima carta: «Mancano poche ore alla chiusura delle liste, è opportuno investire ogni energia per trovare degli accordi laddove sia possibile», il suo appello. «Il premier ha espresso un concetto più che legittimo: è un bene provarci».
Parole fuori tempo massimo. I dem sono preoccupatissimi che un 4-2 per la destra alle regionali possa terremotare il governo e dare fiato agli ex renziani che vogliono la testa del segretario. «In politica l’egoismo fa fare grandi errori», attacca Michele Bordo, numero due alla Camera «Un’impuntatura nata dall’egoismo dei candidati territoriali ha portato i vertici 5S a fare un errore di valutazione». «Non è possibile che l’unità della coalizione, la tenuta del governo, la vittoria delle regionali siano un problema soltanto del Pd», si sfoga Ricci, quello che ha lavorato di più all’accordo nelle Marche. «C’è una divisione dentro i 5S. Se prevale la linea di Crimi rispetto a quella di Di Maio, di Grillo, di Conte noi non ci possiamo fare nulla. Ci appelleremo ai loro elettori che su Rousseau hanno votato a favore delle alleanze».
RESTA APERTA anche la ferita di Bibbiano. Dopo la decisione di Pd e M5S di ritirare le querele reciproche, il sindaco del paese reggiano Andrea Carletti ha deciso di non ritirare quella contro Di Maio. E se Vito Crimi ieri ha detto che il Movimento «forse ha esagerato» in quella storia, i dem chiedono ben altro. «Le parole di Crimi non bastano: i cinque stelle con Lega e Fratelli d’Italia hanno fatto per mesi una speculazione vergognosa e infamante», dice il capogruppo al Senato Andrea Marcucci.
L’UNICA NOTA POSITIVA per la coalizione giallorossa arriva da Faenza, in Romagna, dove i grillini hanno stretto un’alleanza col candidato del Pd e del centrosinistra Massimo Isola. «Siamo un esempio, un laboratorio di una visione diversa del Movimento», spiega il capolista grillino Massimo Bosi. «Su temi come ambiente e solidarietà i dem ci hanno ascoltato». Accordo anche a Vignola, nel Modenese, dove il Movimento sosterrà la candidata dem Emilia Muratori.