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Pd campano, arriva il commissario

Pd campano, arriva il commissarioVincenzo De Luca – LaPresse

In 10 hanno dato le dimissioni dall’assemblea: impossibile eleggere il nuovo segretario regionale Il partito è spaccato, De Luca non controlla più la maggioranza dei delegati. Lo scontro innescato dalle prossime politiche con il nodo della compilazione delle liste

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 5 giugno 2022

La segreteria nazionale Pd commissaria il partito campano. Non per un atto d’imperio ma come conseguenza di una manovra locale che ha costretto il Nazareno a uscire dall’ambiguità: giovedì il parlamentare Umberto Del Basso De Caro, venerdì il presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero con altri 8 membri si sono dimessi dall’assemblea del partito facendola decadere. Impossibile così dare una nuova guida alla segreteria campana, Roma dovrà nominare un commissario.

La vicenda è cominciata tre mesi fa. «Caro segretario, da tempo non stiamo più in Italia, ma in una sorta di repubblica autarchica dove vige la legge del padrone»: il segretario è Enrico Letta, il padrone è il presidente della regione Vincenzo De Luca e a scrivere agli inizi di marzo è un gruppo di intellettuali che mette sul tavolo il tema dell’identità, dei rapporti di forza e delle politiche nel Pd. Dal Nazareno la replica a stretto giro: «Me ne occuperò». Se non un cambio di passo, è suonata come l’annuncio di una discussione così il governatore ha giocato d’anticipo: il 21 marzo il segretario regionale dem, Leo Annunziata, dà le dimissioni «per motivi personali». Era stato nominato nel 2019 per volere di De Luca e, in tre anni, ha riunito il partito una volta sola. L’intenzione era procedere rapidamente a eleggere il nuovo segretario, Stefano Graziano, sempre grazie all’imprimatur del governatore ma potendo vantare una vicinanza a Letta. Un compromesso che avrebbe lasciato l’opa deluchiana sulla segreteria. Perché tutto questo agitarsi sul segretario regionale?

Per le politiche 2023. Chi siederà negli uffici di via Santa Brigida avrà il controllo delle liste potendo così sorvegliare chi andrà nei collegi più o meno sicuri e chi invece dovrà fare il portavoti conto terzi. In una tornata, poi, che si annuncia terribile causa taglio dei parlamentari. Il casertano Graziano, dicono a Napoli, si sarebbe costruito un corridoio verso il parlamento, visto che la volta scorsa è rimasto fuori essendo stato utilizzato il collegio di Caserta per eleggere deputato il figlio del governatore, Piero De Luca, in cerca del bis. E allora niente convocazione dell’assemblea con i giochi già fatti. Anche perché tanti membri della stessa assemblea si sono presentati alle passate elezioni con altri partiti e vanno sostituiti. Del Basso De Caro e Oliviero con le loro pattuglie, franceschiniani e orlandiani si sono messi regolamento alla mano a sorvegliare che nessun putsch fosse tentato.

Il 27 aprile Letta è a Napoli, con la stampa mette da parte il tono decisionista del messaggio di marzo: «C’è un partito regionale e quello nazionale, insieme si discute. È quello che stiamo facendo. Intanto c’è un’assemblea regionale campana che deve rinnovarsi, che deve trovare le migliori soluzioni. Il partito che ho in testa è un partito collettivo. Io non sono lo zar del partito». È l’invito a trovare una maggioranza su un candidato condiviso. Un tentativo risultato impossibile perché De Luca non si è mai mosso dal nome Graziano. Ma ha anche fatto suonare il campanello d’allarme cementando la decisione: niente segretario con un accordo a due tra Palazzo Santa Lucia e Nazareno. Anche perché la campagna elettorale per le politiche è già in moto con ministri come Franceschini sempre più presenti in Campania e magari pronti a candidarsi da queste parti. Così, dopo oltre un mese di stallo, è arrivata la mossa che ha aperto la porta al commissario (il nome che gira è il parlamentare Vito De Filippo).

Non è l’unico tema che agita il Pd locale. Negli ultimi due anni sono stati sciolti 4 comuni nella regione, tutti nel napoletano (Marano è al quarto provvedimento). Quest’anno Torre Annunziata (la magistratura indaga su Salvatore Onda che vantava rapporti politici con Campania libera, la civica di De Luca) e Castellammare di Stabia, dove a finire nelle indagini sul clan D’Alessandro è stato Francesco Iovino, ex consigliere comunale e capogruppo Pd. Iovino è stato legato al consigliere regionale Mario Casillo e poi a Massimiliano Manfredi, pure lui in consiglio regionale e fratello del sindaco di Napoli. Il segretario metropolitano Marco Sarracino ha chiesto subito l’espulsione di Iovino dal partito. Il tema delle filiere di voti non tutti i dem vogliono affrontarlo, soprattutto alla vigilia di comunali e politiche.

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