Politica

Pd all’attacco sul caso Quarto «Lì la camorra vota 5 Stelle»

Napoli Scandalo intercettazioni. Sel; serve commissione d'accesso

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 7 gennaio 2016

«Comincia a chiamarlo. Ha preso 890 voti, è il primo degli eletti. Noi ci siamo messi con chi vince, capito?»: si tratta dell’intercettazione telefonica del primo giugno, pubblicata ieri da La Stampa, che rivelerebbe gli accordi sotto banco per le comunali di Quarto, comune alle porte di Napoli, dove la scorsa primavera è diventata sindaco la candidata 5 Stelle, Rosa Capuozzo.
A parlare è Alfonso Cesarano, imprenditore sospettato di legami col clan Polverino, titolare delle pompe funebri utilizzate per il funerale dei Casamonica a Roma. «Si deve portare a votare chiunque esso sia, anche le vecchie di ottant’anni. Si devono portare là sopra, e devono mettere la X sul Movimento 5 Stelle». Al centro delle indagini c’è il consigliere comunale Giovanni De Robbio, il più votato, cacciato dal M5S dopo l’emergere dell’inchiesta del pm John Henry Woodcock. Cesarano insiste: «L’assessore glielo diamo noi praticamente. E lui ci deve dare quello che noi abbiamo detto che ci deve dare. Ha preso accordi con noi. Dopo, così come lo abbiamo fatto salire così lo facciamo cadere». De Robbio avrebbe ricattato Capuozzo mostrandole la foto aerea dell’abuso edilizio relativo all’abitazione ereditata dal marito, dove la coppia vive.
«Agli inizi di ottobre – spiega agli inquirenti – il De Robbio venne da me a casa, mi mostrò una foto aerea di casa mia che aveva sul cellulare. Lo stesso mi disse che c’era un problema urbanistico riguardante la mia abitazione ma che dovevo essere meno aggressiva, non dovevo scalciare, dovevo essere più tranquilla con il territorio». De Robbio si sarebbe poi presentato nell’ufficio del sindaco con il geometra Giulio Intemerato, che aveva in cassaforte la fotografia dell’abuso edilizio. Le pressioni servivano a influenzare le decisioni sulla gestione dello stadio cittadino nonché la nomina dell’assessore ai cimiteri e all’urbanistica, con il Piano urbanistico comunale da approvare.
Capuozzo alle ultime elezioni ha avuto la concorrenza di liste civiche e Fdi, tutti gli altri partiti esclusi per vizi formali nelle liste. Quarto è sotto l’influenza dei Polverino, sciolto per infiltrazioni camorristiche nel 1992 e nel 2013. L’ultima commissione d’accesso ha sancito i legami tra camorra e politica, la commissione Antimafia ha indagato su autorizzazioni edilizie e allacci abusivi. Nelle mani dei Polverino c’era persino la squadra di calcio locale. I commissari affidarono lo stadio alla Nuova Quarto Calcio per la Legalità. Capuozzo ha preferito la gestione comunale partecipata con le associazioni del territorio. Secondo i pm i Polverino, tramite Cesarano, hanno provato a rimettere le mani sulla struttura.
«Le intercettazioni sono le stesse già note – si difende il sindaco -. C’è solo una visione distorta dei fatti. Riguardo il campo sportivo, abbiamo creato una rete di associazioni che operano anche nel settore sociale». Clima difficile: prima l’accusa di parentopoli per gli affidamenti alla tipografia del marito della stampa di manifesti per il comune, poi il dossier anonimo sull’abuso edilizio recapitato a novembre ai consiglieri, infine l’inchiesta in cui De Rebbio è indagato per voto di scambio e tentata estorsione al sindaco con l’aggravante del metodo mafioso.
Arturo Scotto di Sinistra italiana chiede l’invio della Commissione d’accesso. Sui social si fa sentire il Pd. «Chiederò che in Antimafia venga audito il sindaco di Quarto» scrive il deputato dem Ernesto Carbone. Simona Bonafè si rivolge a Grillo: «Silenzio su voto di scambio con #camorra?». E poi Matteo Orfini: «Quando segnalai che a Ostia i clan inneggiavano al M5S, Di Maio disse che mi dovevano ricoverare. Lo disse da Quarto, dove la camorra vota M5S». I 5 Stelle rivendicano di essere parte lesa e attaccano: «Il Pd con la mafia ci è andato a braccetto finora». E ancora: «Per non parlare di Orfini, colpevole di aver difeso fino all’ultimo l’ex presidente Pd di Ostia, Tassone, nonostante avesse avuto contezza ben prima della magistratura dei suoi legami con i clan. Dal ’91 ad oggi circa un centinaio di comuni sotto l’amministrazione di centrosinistra sono stati sciolti e commissariati».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento