Politica

Pd-5stelle alleati in Liguria, la parola a Rousseau. Prove tecniche in Campania

Regionali Il «patto romano» tra Orlando e Crimi

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 7 marzo 2020

Via libera dal voto sulla piattaforma Rousseau alla trattativa tra 5S e Pd, e con altre forze civiche, per le regionali in Liguria. Ieri il semaforo verde: 1.664 le preferenze espresse con il 57,7% che ha scelto sì (960 voti), 42,3% per il no (704 voti). La partita è stata giocata dal capo politico reggente Vito Crimi e dal vicesegretario dem Andrea Orlando: si è cominciato con ragionare su cinque regioni, poi su tre e infine su Liguria e Campania.

In base al patto romano, il candidato della coalizione giallo rossa ligure dovrebbe essere un civico scelto dal Pd. Il nome che gira è quello del giornalista del Fatto Ferruccio Sansa, il cui padre è stato eletto nel 1993 sindaco di Genova per il centrosinistra. Passando ancora da Rousseau, la prossima settimana, dovrebbe arrivare la decisione se aprire a una coalizione anche in Campania. Nel quesito ci sarà il nome del candidato governatore, scelto dai pentastellati: il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

«Ci faremo promotori di un confronto con tutte le realtà che vogliono un vero cambiamento in Liguria» ha detto Crimi, che ha già una lista su cui il Pd è chiamato a convergere: un piano anti dissesto idrogeologico, riduzione del consumo di suolo, contrasto ai cambiamenti climatici, sanità pubblica. Ma anche la revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia e la realizzazione della Gronda nella versione meno impattante.

La capogruppo in consiglio regionale, Alice Salvatore, ha guidato la pattuglia di quanti sul territorio volevano tenere i 5S fuori dall’alleanza. La stessa Salvatore era già stata scelta su Rousseau come candidata governatrice. Ma da Roma i parlamentari hanno abbandonato la via identitaria, anche per rafforzare il governo. Ieri è stato il ligure Sergio Battelli, eletto alla Camera, a spiegare: «Il M5S è pronto a uscire dall’autoisolamento. Un risultato che non era atteso ma, per quanto mi riguarda, auspicato».

La ministra Pd delle Infrastrutture, Paola De Micheli, è stata la prima a salutare con soddisfazione il voto su Rousseau. «È un importante passo in avanti – ha poi commentato la responsabile enti locali dem, Caterina Bini – che rinsalda la coesione delle forze di governo». Tocca adesso alla Campania.

Il quesito sulla Liguria citava il Partito democratico, i dem non sono sicuri che sarà così anche la prossima settimana e senza un richiamo esplicito al Pd la partita si potrebbe interrompere. Se poi si arrivasse alla rottura Costa probabilmente terrebbe ministro, con i 5S pronti a candidare la capogruppo in regione Valeria Ciarambino e il Pd costretto a confermare l’uscente Vincenzo De Luca.

La consigliera regionale del Movimento Maria Muscarà guida la pattuglia degli anti accordo. Giovedì il governatore ha fatto convocare al Pd regionale un tavolo con gli alleati per cercare di bloccare il patto con i 5S ma il segretario Leo Annunziata è finito in minoranza. I pentastellati hanno già tre temi forti per la campagna elettorale: bonifiche, green economy, sanità pubblica. Il parlamentare campano Luigi Gallo, vicino a Roberto Fico: «È il momento di portare il cambiamento nelle regioni con un patto civico con le forze politiche e la società civile, ma partendo dai progetti a 5 stelle».

E il segretario Pd partenopeo, Marco Sarracino: «Ci auguriamo che la Liguria sia da esempio per la Campania, non solo per le regionali ma anche per le amministrative».

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