Pd, 140 dipendenti in cassa integrazione e 35 «salvaguardati»
Il caso Conti in rosso per il Nazareno. Oggi il tesoriere Bonifazi comunica il nuovo organigramma al Nazareno. Crescono i malumori tra i lavoratori: "Nell'interregno tra una segreteria dimissionaria e una che ancora non c'è, vogliono mettere Martina davanti al fatto compiuto". All'assemblea del partito del 19 potrebbe esplodere la protesta
Il caso Conti in rosso per il Nazareno. Oggi il tesoriere Bonifazi comunica il nuovo organigramma al Nazareno. Crescono i malumori tra i lavoratori: "Nell'interregno tra una segreteria dimissionaria e una che ancora non c'è, vogliono mettere Martina davanti al fatto compiuto". All'assemblea del partito del 19 potrebbe esplodere la protesta
Centosettantaquattro dipendenti del Partito Democratico sono in cassa integrazione a rotazione dal primo settembre 2017. Le spese sostenute per il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, da cui Renzi uscì sconfitto e rassegnò le dimissioni da Palazzo Chigi, portarono a un’esposizione debitoria di nove milioni di euro. Dopo la nuova botta ricevuta alle elezioni politiche del 4 marzo, e le dimissioni dello stesso Renzi da segretario del Pd, per i lavoratori la situazione si è fatta più complicata. Alle rappresentanze sindacali interne il tesoriere del partito Francesco Bonifazi ha detto di essere disponibile a un rinnovo della cassa per un altro anno (il primo ciclo termina il prossimo 31 agosto), ma ha anche comunicato che solo 35 dipendenti saranno salvaguardati. E gli altri 140 saranno messi in cassa integrazione a zero ore fino al 31 agosto. E così resteranno per l’anno successivo, sempre che il provvedimento sia rinnovato. Il nuovo organigramma potrebbe essere comunicato oggi ai sindacati e prevede una nuova divisione per aree di lavoro e dovrà partire al più presto.
La decisione sta creando allarme tra i lavoratori perché «un partito non è un azienda – dicono dal Nazareno – ma è un organismo che agisce in base a una linea politica che è decisa da un segretario». Che, al momento, è sostituito da un «reggente», Maurizio Martina, mentre si attende l’assemblea di sabato 19 maggio per riprendersi, forse, dal fallimento del renzismo. Nell’interregno tra una segreteria dimissionaria e un’altra che non c’è ancora, «si vuole mettere Martina davanti al fatto compiuto» aggiungono dal Nazareno. Martina ha manifestato l’intenzione di assumersi la responsabilità della situazione. «Ma ora lo si vuole anticipare decidendo chi lavora e chi no, senza un confronto con i lavoratori, prima che siano definiti i nuovi ruoli di segretario e tesoriere». I dipendenti di un partito «dipendono da una linea politica» che non dovrebbe essere quella dei «popcorn» da mangiare mentre Lega e Cinque Stelle governano. Ieri Renzi ha smentito di averlo detto, mentre Martina e Orlando lo hanno attaccato. Nel programma dell’assemblea del 19 potrebbe essere prevista una protesta dei lavoratori del Pd. Non c’è pace al Nazareno.
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