Mezzosangue è tornato. Il passamontagna nero lascia spazio a quello bianco, ma suoni e liriche restano cupe e intime. Le inquietudini della vita di un ragazzo a cavallo tra i 20 e i 30 anni emergono con forza tra assa, basso, piano e una varietà di suoni che dietro alla voce dell’artista romano regalano basi complesse e pregne che meritano di essere ascoltate con molta attenzione. Il disco si intitola Sete ed è stato anticipato dal singolo, brano di apertura del lavoro, che porta lo stesso titolo. È quello che senza paura si può definire un concept album, dove la «sete» viene declinata, studiata, vissuta e cantata in diversi modi. Paure, necessità, ansie, bisogni e sogni si incrociano nei testi del rapper e con esse i modi, sempre più difficili, per dissetarsi e trovare così un equilibrio con il mondo che ci circonda e che in maniera sempre più liquida ci fa affondare. Un disco crudo, in pieno stile Mezzosangue ma con una ricerca innovativa di suoni e figure disegnate con gli incastri lessicali. Una produzione potente che segna un gradito ritorno sulle scene con quello che è il suo quarto album di inediti.