Paula Erizanu
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Europa

Paula Erizanu: «La Moldavia ha fatto progressi, ma serve una politica dal basso»

Elezioni Intervista a una delle "nuove voci" più in vista della scena culturale: "I canali di propaganda russa sono fortemente ambivalenti: più che puntare su un nome solo, oscillano tra diverse scelte anti-Sandu"
Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 20 ottobre 2024

Paula Erizanu è una delle “nuovi voci” più in vista della scena culturale moldava. Scrittrice e giornalista, classe 1992, ha co-curato un’antologia di poesia femminile di lingua rumena degli ultimi cent’anni, pubblicato un romanzo (Ard padurile, “Le foreste bruciano”) sulla radicalizzazione politica delle rivoluzionarie bolsceviche e femministe Alexandra Kollontai e Inessa Armand mentre suoi contributi sono apparsi in lingua inglese su The Guardian e New York Times.

La abbiamo incontrata nella capitale Chisinau, mentre fervono i preparativi per l’appuntamento elettorale di oggi.

Che risultati si aspetta?

Stando a quello che dicono tutti i sondaggi, è abbastanza chiaro che l’attuale presidente Maia Sandu è la candidata più popolare e la maggior parte dei suoi oppositori hanno percentuali di consenso che spesso non raggiungono neanche la doppia cifra.

In un tale contesto, si inseriscono le interferenze da parte della Russia: una recente inchiesta sotto copertura del Ziarul de Garda ha portato alla luce diverse dinamiche di corruzione elettorale che coinvolgono Ilan Shor (ex-sindaco di Orhei ora residente a Mosca, condannato in contumacia per frode alle casse dello stato e infine estromesso dalla presente corsa elettorale, ndr), alcune banche moldave e trasnistriane e, sembrerebbe, oltre 100mila individui che hanno ricevuto soldi per votare questo o quest’altro candidato.

Ma l’elemento interessante è che i canali di propaganda russa sono fortemente ambivalenti: più che puntare su un nome solo, oscillano tra diverse scelte anti-Sandu.

Penso che, data la scarsissima possibilità di prevalere al voto, si cerchi allora di creare l’impressione che la maggioranza dei cittadini moldavi sia contraria all’ingresso nell’Unione Europea e magari si prepari il terreno per una campagna più massiccia contro il partito dell’attuale presidente (Pas) alle elezioni parlamentari della prossima estate.

Il Pas però ha perso consensi e si è creata una certa discrepanza fra il partito e la figura della presidente…

Il partito è meno popolare di prima, e per buone ragioni. Il Pas è arrivato al potere sostanzialmente grazie alla figura di Maia Sandu, è stata lei che ha consentito di raccogliere il consenso. Talvolta, però, i membri del partito pensano di poter agire in maniera del tutto indipendente e questo li punisce in termini di popolarità.

Come soggetto politico hanno inoltre commesso diversi errori, tra cui il fatto di aver messo in posizioni di potere persone poco competenti, scelte solo attraverso criteri interni.

Da molti il partito è percepito come troppo chiuso ed escludente: non si impegna a cercare la collaborazione di altri personaggi presenti sulla scena politica, deputati e candidati che hanno un orientamento filoeuropeo simile al loro o figure più tecniche che vantano però una buona preparazione. Occorre vedere da qui alla prossima estate se riusciranno a dimostrarsi più aperti verso l’esterno e se sapranno dimostrarsi coerenti con gli impegni per cui sono stati eletti.

Al di là del percorso di integrazione europea, quali sono i temi di politica interna che le sembrano rilevanti in questa tornata elettorale?

Se si guarda all’ultima legislatura, sono stati raggiunti alcuni importanti obiettivi tra cui un aumento dei salari e importanti miglioramenti nella rete infrastrutturale del paese. È vero, però, che questi progressi sono stati comunicati poco, e male. Inoltre, una critica che viene spesso mossa a Maia Sandu (critica sulla quale concordo) è la scarsa attenzione prestata al problema della violenza domestica, purtroppo piuttosto diffusa nel paese.

Anche quella dei diritti Lgbt rappresenta una questione controversa, dal momento che Sandu e i suoi non si sono schierati esplicitamente in questo senso. Ma deve cambiare anche la società: serve un movimento dal basso oltre alla politica rappresentativa.

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