«Siamo introdotti in una stanza immensa, soffitto alto, pareti spoglie, luce nuda, una stanza dove i tendaggi di un bruno severo incombono sul raccoglimento, dove due poltrone solitarie rivestite di velluto scuro vi tendono le braccia come due Giudici dell’Inquisizione; no, non vi tendono le braccia, vi prendono alla gola, come fanno i veri capolavori. Uragani di solitudine, di austerità, attraversano questa stanza. Siete presi dal gusto dell’Inesistenza, l’inesistenza di tutto ciò che non sia superficie dipinta (…) Paul Rosenberg: è vestito di nero. Ha un volto nervoso da asceta o da uomo d’affari appassionato»: così Tériade, l’editore d’arte, descriveva nel...