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Patrizia Moretti: «Mauro Guerra ucciso come Federico»

Una fiaccolata con il sindaco Mauro Sbicego, fra le centinaia di persone che hanno sfilato, in silenzio, da Carmignano a Sant’Urbano. Un’inchiesta a Rovigo con il procuratore capo Carmelo Ruberto […]

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 5 agosto 2015

Una fiaccolata con il sindaco Mauro Sbicego, fra le centinaia di persone che hanno sfilato, in silenzio, da Carmignano a Sant’Urbano. Un’inchiesta a Rovigo con il procuratore capo Carmelo Ruberto che segue da vicino il lavoro del sostituto Fabrizio Suriano. E il funerale di domani pomeriggio che rimetterà quest’angolo del Padovano al confine con il Polesine sotto i riflettori nazionali.
Mauro Guerra, 32 anni, grande e grosso, una laurea in economia e la passione per la grafica e il culturismo, era senza dubbio borderline. Ma è morto in mezzo ai campi, inseguito dai carabinieri chiamati a placarlo anche con un ricovero coatto. Il trentenne era riuscito a «fuggire». Un militare lo aveva placcato, ma stava avendo la peggio nella violenta colluttazione. Il maresciallo Marco Pegoraro ha estratto la Beretta d’ordinanza: due colpi in aria e poi ha preso la mira su Mauro. È rimasto un cadavere coperto da un lenzuolo in mezzo alla campagna bruciata dall’afa.
Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, ha levato la sua voce a sostegno della famiglia Guerra e di chi ora pretende massima trasparenza. «Mauro l’hanno dipinto come un mostro, come avevano fatto con mio figlio dieci anni fa», dichiara al Corriere Veneto. «C’è una versione ufficiale carica di lati oscuri, i carabinieri che indagano su se stessi e una vittima che viene criminalizzata». Patrizia dà voce pubblica a tanti altri: «Continuano a sparare senza pensarci due volte, come se fosse assimilato un senso di impunità consolidata. Sarà sempre peggio. Perché tutto questo accanimento fino a uccidere? Serve un freno, forse una formazione adeguata, una cultura diversa. E la fine dell’impunità, la possibilità di essere spogliati di quella divisa con cui commettono questi abusi».
La morte di Mauro Guerra è destinata ad aggiungersi alla sequenza di analoghi casi. Per ora, la famiglia ha scelto di affidarsi agli avvocati. Ma c’è sempre da stabilire se mercoledì era stata davvero attivata la procedura del Trattamento sanitario obbligatorio. L’Usl 17 della Bassa padovana, i medici e il servizio 118, il municipio di Sant’Urbano e l’Arma sono i soggetti chiamati a certificare se per Mauro era in corso un Tso oppure no.
Un «caso» ancora aperto, quindi. Tant’è che nei social c’è chi chiede: «Mauro Guerra, fuori la verità». Come pure si è mobilitata la curva degli ultrà del Calcio Padova con uno striscione in sintonia con il Dna politico.
Domani alle 16:30 nella parrocchiale della frazione di Carmignano l’ultimo saluto a Mauro Guerra. L’epigrafe è sintomatica: riproduce il Cristo che aveva disegnato recentemente. E alla fine della cerimonia religiosa è prevista una canzone di Vasco Rossi: «Gli angeli», le ultime note che Mauro aveva affidato al suo profilo Fb. Ma anche in pieno agosto l’eco della tragedia di Carmignano farà fatica a stemperarsi nell’indifferenza vacanziera.
In questi giorni, sono riaffiorati particolari sulla personalità del trentenne. Condannato per stalking, noto in paese da tempo per le sue bizzarrie, buttafuori nei locali notturni, con una vena artistica che confonde fede e violenza. Ma resta il fatto che, dentro l’abitazione di famiglia in via Roma e durante l’inseguimento a Mauro in mutande, la sicurezza di tutti è clamorosamente saltata. E alla fine un intervento (Tso o meno) di routine è sfociato in un dramma inspiegabile. L’accertamento delle responsabilità diventa il minimo. È agli atti l’autopsia effettuata per conto della procura dal medico legale Lorenzo Marinelli. Hanno assistito i consulenti Luca Massaro (per il carabiniere) e Giovanni Cecchetto, per la famiglia Guerra. Un solo proiettile ha causato la morte per emorragia interna.
Risale, invece, ad un paio di mesi fa il decesso durante un Tso di Massimiliano Malzone, 39 anni di Agnone nel Cilento. Indaga la procura di Lagonegro in Puglia, soprattutto dopo il clamoroso caso di Francesco Mastrogiovanni, il maestro di Castelnuovo Cilento morto il 4 agosto 2009 nel servizio psichiatrico di Vallo della Lucania.

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